Superficie e struttura separate per legge. Un provvedimento sbagliato
sulle competenze.
Eugenio Vassallo
Il Consiglio dei Ministri del 20 dicembre 2002 ha approvato un Disegno di
Legge, di iniziativa governativa, recante norme per la "Disciplina
dell'insegnamento del restauro dei beni culturali". Il testo, datato 30 agosto
2002 e che aveva già acquisito il parere della Conferenza Stato-Regioni e
Province autonome, è da allora all'esame del Parlamento.
L'intestazione
potrebbe far pensare a una riforma dell'insegnamento (universitario) in materia
di restauro e conservazione dei "beni culturali" e questo potrebbe in parte
giustificare la sostanziale disattenzione di cui è stato fatto segno da parte
degli architetti. Una disattenzione testimoniata dalla pressochè totale mancanza
di informazioni e commenti da parte degli organi di stampa, ivi compresa la
pubblicistica di settore.
Questo Disegno di Legge,
invece, non si limita affatto ad affrontare il tema "dell'insegnamento del
restauro", piuttosto ridisegna il ruolo dei restauratori (1) - dalla formazione
all'ordinamento della loro attività - e lo fa in soli 5 articoli, affrontando in
modo unilaterale e con imperdonabile leggerezza temi cruciali per la tutela che,
particolarmente per quanto riguarda il mondo dell'architettura, produrranno una
parcellizzazione di funzioni e competenze capaci solo di ingenerare confusione e
promuovere contenziosi, con danno, grave danno per l'azione di tutela. E questo
in quanto le norme previste renderanno impossibile assicurare quella unitarietÃ
di visione e di intenti con la quale si deve sempre valutare ciascun organismo
architettonico per la elaborazione di progetti e la conduzione di lavori fondati
e coerenti.
Senza avere la pretesa di esaurire l'argomento, ma solo con
l'obiettivo di stimolare l'attenzione su questo provvedimento, proviamo ad
esaminare alcune delle questioni che esso pone al mondo
dell'architettura...