Enrico Calandra: Lettere sulla Cattedrale di Palermo
Paola Barbera
Il 26 settembre 1950, nella terza giornata del VII Congresso nazionale di storia dell'architettura, si ascoltano, in successione, gli interventi di Antonio Zanca, Stefano Bottari, Giuseppe Samonà , Francesco Basile; il primo è stato l'antico maestro di Enrico Calandra, gli altri tre sono stati suoi allievi.
Pochi giorni dopo, il 30 settembre, il Congresso si chiude con l'espressione di un voto articolato che tiene insieme i temi del restauro e della tutela con quelli della conoscenza e dell'indagine storica; all'ultimo punto il Congresso "ricordando con affettuosa riverenza il Prof. Enrico Calandra, studioso ed animatore degli studi di Storia dell'Architettura in Sicilia, esprime il voto che la pubblicazione dei suoi scritti abbia una sollecita realizzazione".
In realtà il voto del congresso rimarrà un auspicio e la memoria dell'opera e della persona di Enrico Calandra resterà affidata unicamente ai ricordi e gli scritti di chi lo conobbe, divenendo sempre più labile ed evanescente con lo scorrere del tempo.
Ricordato da Bruno Zevi come "l'unico professore di cui conservavo grata memoria" e citato da Giuseppe Samonà come proprio "unico e vero maestro", Enrico Calandra appartiene, secondo l'interpretazione di Manfredo Tafuri, "a un gruppo, disomogeneo culturalmente, ma teso a distaccarsi da schieramenti opposti, ugualmente impegnati in discussioni sovrastrutturali"; gruppo composto nell'anteguerra da "figure isolate" e al quale appartengono anche "giovani come Luigi Piccinato, Francesco Fariello, Saverio Muratori, Gaetano Minnucci, Pasquale Carbonara"...