Il nuovo centro direzionale Lavazza, storica azienda torinese, segna la restituzione alla cittadinanza dell’area industriale ex-Enel in Borgata Aurora. Il complesso, dalla forma sinuosa di una Nuvola, si sviluppa sull’intero isolato della città di Torino: circa 30.000 m2, tra edifici recuperati e di nuova costruzione, fortemente orientati ai valori della sostenibilità ambientale e della qualità della vita urbana. Obiettivo concreto dell’intervento è quello di rispondere alla necessità di realizzare una nuova sede, unica e innovativa, dell’azienda. In realtà il progetto raggiunge un risultato più ampio, dalla forte attitudine “sociale”: saldare il legame con persone e territorio. Questa era la richiesta della committenza, che ha determinato il confronto con la città e il coinvolgimento diretto sia delle istituzioni locali che degli abitanti. Diverse le ragioni che hanno determinato la scelta dell’area ex-Enel di via Bologna. La posizione strategica, in prossimità del centro e con ottimi collegamenti alla rete di trasporti urbani, oltre che la vicinanza con luoghi appartenenti alla storia Lavazza e con gli uffici torinesi già esistenti, rappresentano una forte motivazione logistica. L’impegno etico-ambientale e la volontà di recuperare un’area dismessa interna alla città, evitando il consumo di suolo non urbanizzato, insieme con l’opportunità di riqualificare l’intero quartiere, traducono l’aspirazione ai principi di sostenibilità ambientale. L’intervento Lavazza è, dunque, protagonista di un processo di trasformazione e rigenerazione urbana articolato in più ambiti: riqualificazione dei percorsi, stradali e pedonali; realizzazione di nuovi spazi di incontro per la collettività. L’attenzione e il rispetto dedicati al territorio e al patrimonio culturale esistenti si sono espressi non solo nel recupero delle preesistenze storiche degli edifici, trasformati nel grande spazio eventi a uso collettivo (l’ex-centrale Enel), nel Museo Lavazza (l’ex-cabina trasformatori) e nella sede dello IAAD (la palazzina lungo via Pisa), ma anche nell’intervento di conservazione e apertura al pubblico del ritrovamento archeologico di età paleocristiana, la basilica del III-IV sec. D. C., avvenuto a cantiere aperto. L’architettura del nuovo headquarters Lavazza, unica opera ex-novo nell’articolato progetto Nuvola, “vuole coniugare le più recenti ricerche sui nuovi luoghi di lavoro e una grande qualità ambientale, senza dimenticare la dimensione ‘urbana’ che un luogo simile deve avere” (Cino Zucchi): gli spazi di relazione con la città, la piazzetta di ingresso, il più vasto giardino centrale, ma anche il ritmo dei prospetti e la qualità dell’attacco a terra traducono questa necessità. La nuova costruzione si diffonde sinuosamente, raccordando funzionalmente le costruzioni storiche mantenute e ripristinate a nuovi usi. Contemporaneamente si rapporta con il tracciato dell’isolato esistente, attestando sul suo perimetro i corpi edilizi che poi si staccano da esso, tracciando lunghe curve concave. Questo sviluppo conferisce all’intervento un grande senso di apertura verso il contesto esistente, sul quale affacciano tutti gli spazi di lavoro, attraverso il filtro verde dei nuovi giardini. Le altezze e la qualità dei prospetti sono studiati in rapporto all’orientamento solare, alla qualità degli spazi aperti e agli edifici preesistenti. La testata, che si affaccia su largo Brescia e che si confronta con uno spazio urbano più ampio, si sviluppa in altezza e raggiunge i sette piani fuori terra. Il lato verso via Ancona e verso la nuova piazza verde si articola invece su un’altezza di tre piani fuori terra più un grande terrazzo. Nei due piani interrati trovano spazio i parcheggi aziendali e un deposito. Al piano terra sono concentrate le attività di relazione con il pubblico: hall di accoglienza, sale riunioni e consulenza, area relax e palestra, Lavazza store e showroom. Gli spazi adibiti a ufficio sono collocati al primo e secondo piano del corpo basso, nonché al quarto e quinto della testata su piazzale Brescia. Il terzo piano del volume alto ospita l’area istituzionale e l’accesso al grande terrazzo con giardino pensile; il sesto, infine, è il piano della presidenza. Percorsi studiati attentamente e di grande fluidità collegano i diversi ambienti, offrendo occasioni informali di incontro e scambio tra impiegati e visitatori, integrando postazioni di lavoro di nuova concezione.

Il tema della sostenibilità percorre tutto l’intervento, comprendendo anche gli interni degli uffici direzionali, orientati al comfort degli occupanti, alla riduzione dei consumi energetici e a una gestione efficiente degli spazi. L’impiego di soluzioni di building automation garantiscono il controllo integrato e la programmazione dei parametri ambientali in relazione a tempi e modalità di utilizzo dei locali. Prevalgono gli ambienti aperti, dedicati all’interazione e alla collaborazione, alternati a spazi più o meno ampi per incontri e riunioni dotati di tecnologie di comunicazione evolute. Anche gli arredi e le attrezzature soddisfano i requisiti LEED, in termini di riciclabilità e assenza di sostanze volatili dannose. Tutti gli elementi caratterizzanti il progetto trovano il loro punto di incontro e maggiore sintesi nel tema della trasparenza, funzionale al dialogo con il territorio. Il centro direzionale stesso si relaziona con la città e con l’edificio storico dell’ex magazzino attraverso un vasto atrio vetrato: una copertura curva rivestita in pannelli di vetro e soffitto in lamelle con lucernari. All’interno dell’atrio la scala principale, elemento di forte impatto plastico, si sviluppa con un andamento fluido lungo la parete dell’edificio e collega tra loro i tre piani, salendo all’interno di un volume a tutta altezza fino alla terrazza giardino. Infine, le grandi vetrate esterne, con il parapetto collocato a 80 cm dal pavimento finito, consentono un’ampia vista sull’intorno e permettono, contemporaneamente, di minimizzare l’uso della luce artificiale. Componenti urbane e architettoniche contribuiscono, unitamente, a sperimentare da più punti di vista il piacere di una città a misura d’uomo.

SOSTENIBILITÀ A 360°
Il nuovo centro direzionale Lavazza si candida a ottenere la certificazione LEED Platinum, soddisfacendo più parametri necessari all’ambizioso obiettivo. La sostenibilità del sito, rivolta a ridurre l’inquinamento generato dalle attività di costruzione, è stata garantita dalla sottoscrizione di un vero e proprio “decalogo del cantiere sostenibile” che ha impegnato le imprese coinvolte a severe regole di comportamento di tutela ambientale nella realizzazione dell’opera. Particolare attenzione è stata posta alla riduzione del consumo dell’acqua per limitare il carico sui sistemi municipali di fornitura e smaltimento. Sono, infatti, stati previsti sistemi di raccolta e utilizzo delle acque piovane per irrigazione e wc, oltre a rubinetterie a controllo di flusso. Le scelte progettuali, mirate a migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio di circa il 25-30%, hanno previsto un importante contributo nella produzione di energia termica e frigorifera, da parte dell’impianto ad acqua di falda, oltre al sistema di aria primaria e pannelli radianti a soffitto, al trattamento aria con sistema di recupero di calore, all’impianto di illuminazione a Led con sistema di gestione luci e all’impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica in copertura. In particolare gli impianti radianti posti a soffitto sono completati da travi fredde perimetrali e da un impianto di aria primaria: le centrali sono costituite da pompe di calore ad acqua di falda, che garantiscono l’erogazione di una portata di punta di 750 l/sec; l’acqua utilizzata viene poi incanalata nella Dora Riparia. Gli impianti tecnologici sono ubicati al piano interrato dell’edificio e in parte in copertura al piano quarto. In particolare, le pompe di calore reversibili ad acqua di falda sono in grado di produrre contemporaneamente acqua calda e fredda per la climatizzazione e acqua calda sanitaria. Le UTA (Unità di Trattamento Aria) sono ad alta efficienza grazie ai recuperatori di calore di tipo rotativo entalpico.
L’impianto di illuminazione negli uffici garantisce 300 lux per la luce d’ambiente con l’aggiunta di 200 lux tramite lampade da tavolo in ogni postazione di lavoro. Sensori di presenza e di illuminamento (interno ed esterno) permettono la gestione automatica delle tende e della luce artificiale per massimizzare la luce naturale in ambiente e garantire comfort visivo agli occupanti. L’edificio è dotato di un sistema BMS (Building Management System) che consente la gestione e il monitoraggio del corretto funzionamento degli impianti. Dal punto di vista dei materiali, il progetto ha previsto l’impiego di materiali con contenuto di riciclato e provenienti dalla distanza massima di 350 km, nonché l’utilizzo di utilizzare componenti in legno, prodotti e certificati FSC. Infine, la qualità ambientale interna è garantita da sistemi di monitoraggio che assicurano il mantenimento dei requisiti minimi di portata di ventilazione, controllando la concentrazione di CO2 negli ambienti.
L’utilizzo di materiali basso-emissivi, buoni livelli di illuminazione naturale e una adeguata visione dell’esterno, garantiscono, poi, il raggiungimento di un adeguato comfort negli ambienti, in base alle loro destinazioni d’uso.

UNA PELLE TECNOLOGICA
La facciata è l’elemento caratterizzante la Nuvola, sia dal punto di vista formale che funzionale. Icona del progetto, si configura come una pelle performante e tecnologica che protegge termicamente e acusticamente l’edificio, ricorrendo a tecnologie evolute e rispettando precisi valori e parametri. Dal punto di vista costruttivo, la facciata dell’headquarters è costituita da cellule modulari di circa 3x2 m, del tipo vision per le fasce a nastro, del tipo spandrel per quelle cieche di parapetto. La costruzione delle cellule è avvenuta in officina, in modo da poterne controllare l’esecuzione, mentre in cantiere sono state montate come elementi singoli, definiti da profili di alluminio a taglio termico. Le cellule spandrel sono completate con pannelli di lana di vetro, cartongesso, lamiere di acciaio, cristalli temperati e serigrafati. Quelle vision sono sostanzialmente costituite da un triplo vetro con doppia camera, del tipo stratificato e a controllo solare, per la parte esterna, del tipo low-iron, per ridurre l’effetto filtro alla luce solare, nell’interno. I montanti e i traversi risultano ulteriormente insonorizzati grazie all’inserimento all’interno di lana minerale pressata, con la funzione di antirombo in caso di pioggia battente. L’involucro, nel suo complesso, alterna elementi piani, che si raccordano con differenti angoli, a elementi curvi, concavi e convessi. Il piano terra presenta fronti arretrati rispetto ai piani superiori, che si snodano lungo tutto il perimetro dell’edificio. I prospetti delle facciate escono dai loro piani, sia verso l’interno sia verso l’esterno dell’edificio, tramite volumi in aggetto di vetro e metallo denominati “macrofigure”, marcando l’aspetto tridimensionale dell’involucro. Le linee esterne dei moduli di facciata sono evidenziate da pro li con differenti sezioni per le paraste verticali (7 e 20 cm) e i marcapiano orizzontali (5 cm), che segnano con tratto deciso la delimitazione delle specchiature trasparenti e cieche. Gli assi modulari degli elementi trasparenti non sono allineati con quelli delle cellule cieche, che costituiscono le componenti portanti ancorate alla struttura del solaio. L’andamento curvilineo di porzioni di facciata con differenti raggi di curvatura ha imposto la calandratura dei profili orizzontali, per garantire i corretti innesti degli elementi di giunzione, mantenendo il vetro piano per evitare effetti di distorsione visiva.

 

Scheda progetto
Progettisti: Cino Zucchi Architetti (CZA)
Committente: Luigi Lavazza
Periodo di costruzione: 2014 - 2018
Superficie totale: 30.000 m2
Costo: 120 milion euro
Localizzazione: Torino, Italy
Progetto Architettonico: Cino Zucchi Architetti (CZA) - Cino Zucchi and Andrea Viganò with Maria Rita Solimando Romano, Paolo Moretto Lorenza Crotti
Collaboratori: Andrea Balestreri, Alfredo Barba, Iris Bergamaschi, Anna Braghini, Alberto Brezigia, Marco Campolongo, Lorenzo Masotto, Chiara Molinari, Luca Torri
Progetto strutturale: Ai Engineering
Progetto impiantistico: Manens Tifs, Ai Engineering
Progetto urbanistico: CZA and Picco Architetti
Progetto verde urbano: Atelier G’Art
Progetto ristorante collettivo: Gruppo Thema Progetti, CZA, RGAStudio
Progetto Museo Lavazza: Ralph Appelbaum Associates
Direzione generale lavori: AT3
Coordinamento della sicurezza: Rousset & Associati
LEED AP: Manens Tifs, Ai Engineering
General Contractor: Colombo Costruzioni
Edificio IAAD e via Pisa IAAD: Secap spa
Opere di urbanizzazione: Co.Ge.Fa. Spa
Sistema di facciata montanti e traversi: Fresi Alluminio (ground oor), Schuco (cellular system)
Progetto costruzione e posa in opera facciate:ATI AZA Zambonini e Frea&Frea
Elementi vetrati: AGC, Guardian
Corpi illuminanti: iGuzzini Illuminazione, Ideallux
Elevatori: Kone
Gruppi frigoriferi: Climaveneta
Gestione impianti: Siemens
Photos: Andrea Guermani

Arketipo 121, Involucri, giugno 2018