Brin 69 è l’intervento di riconversione di un capannone dei primi del ‘900 della ex industria metallica manifatturiera Mecfond nella parte est di Napoli. L’intervento, progettato dallo studio napoletano Vulcanica Architettura, è singolare per il contesto in cui si trova, per le sue dimensioni, per la felice consonanza tra il modo di fare impresa, con le relative esigenze imprenditoriali, e la visione dell’architettura, con l’attenzione ai luoghi della produzione e agli uomini che vi lavorano, per la responsabilità nei confronti del territorio e per i tempi di realizzazione. Brin69 è, usando la definizione dei progettisti, un esempio di “agopuntura urbana”: un intervento che contiene un valore simbolico di riscatto sociale e un valore urbano come rivalutazione di un paesaggio ex industriale inserito in un territorio complesso - pur trattandosi di un’area industriale dismessa, siamo infatti a ridosso del centro cittadino e del mare - oltre all’attenzione alla specificità del luogo e alla sostenibilità ambientale. L’edificio è lungo quasi 250 m, largo circa 40, con un’altezza di 22 m al colmo più alto delle due navate di cui è costituito; complessivamente il volume totale dell’intervento è di 110.000 mc, 27.000 mq complessivi di superficie, oltre 15.000 mq fra parcheggi e sistemazioni esterne. Obiettivo del progetto è la creazione di un’immagine nitida e forte, contemporanea, legata alla memoria del tempo (la fabbrica con il suo impianto geometrico rigoroso). I nuovi volumi, trasparenti in direzione della città storica e opachi, in rete metallica, verso la città industriale, sono sospesi e attraversano la griglia strutturale preesistente a differenti quote, oltrepassando le facciate e svelando cosi all’esterno l’interno dell’architettura. Il complesso si articola su quattro livelli: la quota stradale ospita funzioni commerciali; il primo piano il suolo artificiale della galleria aperta comune su cui affacciano le funzioni terziarie; i doppi livelli superiori sono organizzati con gli uffici flessibili per posizione e forma (per un totale di 75) con ampie viste sul paesaggio urbano (il centro di Napoli è poco distante) e naturale (il Vesuvio e il mare) e un’abbondante illuminazione naturale. All’interno del corpo terminale si dispongono i parcheggi su tre livelli a completare il disegno in pianta.

Gli spazi commerciali e gli uffici sono connessi con la galleria aperta: percorsi in quota e ponti trasparenti e sospesi attraversano lo spazio centrale e permettono la vista sull’atrio. La struttura portante originaria, di acciaio, con pilastri reticolari e capriate di copertura, è stata recuperata, verniciata per donarle nuova vita e adeguata ai requisiti antincendio. A quello preesistente è stato poi affiancato un ulteriore sistema strutturale, composto da elementi sempre di acciaio, in modo da consentire l’adeguamento sismico e il soddisfacimento statico delle esigenze derivanti dai nuovi volumi edificati. Il sistema di copertura è realizzato in pannelli metallici poggianti su lamiere grecate di acciaio. Le pareti di tamponamento opache sono costituite da sistemi stratificati a secco, con rivestimenti in lamiera metallica o pannelli in rete stirata di alluminio e acciaio inox. Per un progetto voluto fin dalle prime fasi della sua ideazione dichiaratamente sostenibile si è scelto di rendere permeabile la costruzione, esaltare la qualità dell’aria circolante e utilizzare le coperture per captare luce e acqua. Lungo la galleria aperta si snoda un nuovo paesaggio naturale che prevede un giardino pensile con alberi d’alto fusto; l’acqua, la luce solare e la ventilazione naturale, assicurano una situazione climatica interna salubre e confortevole.

L’edificio, inserito in una periferia industriale che aveva divorato le superfici verdi allontanandole sempre di più dalla città, ora accoglie al proprio interno, nella grande galleria a cielo aperto, la natura (non un mero abbellimento, bensì un tentativo di denuncia dei precedenti interventi): quasi 1000 metri quadrati di verde e d’acqua. Si tratta di specie con foglie a superficie larga, grazie alla quale assorbono sostanze tossiche, assimilano monossido di carbonio (come la Bryophyllum pinnata), biossido d’azoto e anidride solforosa, combattono le polveri sottili, il benzene (come la Dracena Deremensis impiegata perché in grado di eliminare il benzene), i vapori chimici, gli ossidi di azoto (come lo Scindapsus aureus) e le polveri sottili (come lo Spathiphyllum). Altrettanti accorgimenti sono stati adottati ricorrendo all’impiego di vasche per la raccolta dell’acqua piovana, che contribuiscono a mitigare le condizioni climatiche interne fortemente condizionate dalla cospicua presenza di superfici vetrate. Aperture localizzate consentono inoltre l’innescamento della ventilazione naturale, incrementata dalla notevole altezza della struttura (che raggiunge al colmo più alto i 22 m), sormontata a sua volta da dispositivi per la captazione di energia solare. Dal punto di vista impiantistico, sono state adottate differenti soluzioni in base alle destinazioni d’uso dei locali: impianto di climatizzazione estiva/invernale a fan coil e aria primaria negli uffici e negli open space con possibilità di raffrescamento, impianto di riscaldamento con pavimento radiante con estrazione dell’aria nei locali wc, impianto di raffrescamento nei locali CED.

STRUTTURE DI ACCIAIO INTEGRATE
Dal punto di vista strutturale, l’edificio ha subito una serie di interventi significativi: la struttura originaria era costituita da portali in direzione trasversale, con pilastri composti tralicciati, collegati in sommità da capriate di acciaio. I 3 montanti di ogni allineamento sono costituiti, in parte, da due profili HEB 320 e, in parte, da un profilo HEB 320 e da uno UPN 320. Le diagonali dei tralicci sono profili a L 70x7 cm. Il pilastro centrale rastrema centralmente in elevazione in corrispondenza dell’arrivo delle travi carroponte trasformandosi in un’asta calastrellata composta da due profili UPN 300. Le capriate esistenti sono di due tipologie: la maggior parte sono capriate alla francese tipo Polenceau, costituite da aste composte calastrellate, le restanti sono all’inglese con aste compresse costituite sia da profili singoli che da profili composti. In base allo stato di conservazione della struttura esistente, alle prove eseguite sui materiali e ai saggi effettuati in fondazione, i progettisti hanno scelto di collegare la nuova struttura all’esistente, omogeneizzando le tipologie e, nel contempo, valorizzando l’intervento di recupero delle strutture esistenti. A seguito di ciò, si è rinunciato alle previste strutture di calcestruzzo armato a favore di una nuova struttura in carpenteria metallica che ha ridotto i tempi esecutivi e semplificato i collegamenti con gli elementi esistenti. L’utilizzo di elementi di calcestruzzo armato è stato limitato solo ad alcune pareti sismo-resistenti ubicate all’interno del manufatto. Il complesso è stato suddiviso in quattro corpi di fabbrica; per ognuno di essi è stato adottato un sistema misto acciaio-calcestruzzo per gli impalcati, con travi secondarie di acciaio IPE o HE e con la soletta superiore di calcestruzzo armato realizzata mediante solai tipo Predalles e getto di completamento. Le coperture sono tutte di acciaio, con arcarecci tipo UPN 140 intramezzati ai profili esistenti e pannelli sandwich autoportanti rivettati alle travi sottostanti.

L’EFFICIENZA DELLE SOLUZIONI COSTRUTTIVE
Nella riqualificazione dell’edificio Brin69 sono state poste in essere una serie di strategie e soluzioni volte a massimizzare sia il mantenimento della memoria storica dell’edificio sia la sua nuova funzionalità. I progettisti hanno cercato di mantenere il più possibile la percezione originaria dei volumi interni, coniugandola con la necessità di avere spazi altamente flessibili: da qui la scelta della creazione della galleria al primo piano, aperta verso la copertura e gli uffici modulari a pianta libera. Parallelamente, la struttura esistente è stata mantenuta integralmente, adeguandola funzionalmente (con vernici intumescenti per la resistenza al fuoco, per esempio) e affiancandola con nuovi elementi strutturali necessari per l’adeguamento sismico dell’edificio. Grazie all’utilizzo di ampie superfici vetrate e al posizionamento dei blocchi servizi nella parte centrale degli uffici, la nuova struttura è pienamente leggibile, sia all’esterno che all’interno, rimandando ancora all’impianto originario. Infine, le tecnologie costruttive utilizzate sono di tipo industrializzato in modo da velocizzare la fase realizzativa e minimizzare l’impatto sull’edificio esistente in termini di apprestamenti di cantiere; nel caso dell’involucro esterno, è stata utilizzata una soluzione a facciata continua con montanti di alluminio a taglio termico e specchiature trasparenti, vetrate o opache con pannelli sandwich e lamiera stirata metallica all’esterno, secondo le funzioni presenti all’interno. Nel caso delle murature, sono invece utilizzate soluzioni stratificate a secco, composte da una o più sottostrutture metalliche su cui avvitare le lastre di finitura in cartongesso o calcestruzzo fibrorinforzato, con le intercapedini riempite di isolamento di lana di roccia. In questo modo è stato possibile calibrare le prestazioni dell’elemento tecnico secondo le necessità prestazionali e avere una flessibilità nel tempo delle soluzioni distributive. Nel caso degli impianti, sono state create due dorsali di distribuzione in corrispondenza della galleria centrale al piano primo, ai lati del terrapieno da 1 metro del giardino pensile; in questo modo è possibile adeguare nel tempo l’impianto secondo nuove configurazioni degli uffici dei piani superiori, oltre a garantirne una piena ispezionabilità.

Scheda progetto
Progettista: Vulcanica Architettura - Marina Borrelli, Eduardo Borrelli, Aldo di Chio
Committente: Aedifica
Periodo di costruzione: 2009 - 2015
Area: 27,000 mq
Costo: 30 million euro
Localizzazione: Napoli, Italy
Gestione risorse: Cittamoderna Project - Ambrogio Prezioso
Progetto strutture: Interprogetti - Giampiero Martuscelli
Progetto impianti: Michael Bruno, Enrico Lanzillo
Progetto parking art: Iabo contemporary artist
Volume: 110,000 mq
Imprese: ATI - Loy Donà and Brancaccio, LDB, Cittamoderna Project, Sigeco, Credendino Costruzioni, Iter Gestioni e Appalti
Facciate: Bennato sas
Direzione dei lavori: Raffaele Portanova
Direzione tecnica di cantiere: Luca Casalini
Classe di efficienza energetica: B
Photos: Paolo De Stefano, Vulcanica Architettura

Arketipo 99, Recupero, gennaio/febbraio 2016