Uscendo dalla stazione di Porta Susa in direzione nord, si giunge in breve a una realizzazione di RPBW: la sede di Banca Intesa Sanpaolo, che occupa un intero comparto. In quell’area di Torino si concentrano numerosi edifici di servizio a scala sovracomunale, fra i quali l’intervento di Renzo Piano offre la sensazione di un’unica composizione morfologica in cui sono concentrate due funzioni urbane: una orizzontale, l’area verde del giardino Nicola Grosa, e l’altra verticale, la sede bancaria. L’elemento verticale della torre si sviluppa proprio dove terminano le ampie sezioni stradali di corso Inghilterra e corso Bolzano, tra i quali si trova la stazione, e intersecano il Corso Vittorio Emanuele II e il sistema di spazi verdi pubblici che lo contraddistingue. La decisione di concentrare la volumetria a disposizione in un edificio a sviluppo verticale ha permesso di lasciare libera un’ampia superficie del lotto connessa alla riqualificazione dell’area del giardino limitrofo, che forma la copertura di un parcheggio pubblico sotterraneo cui è stata riservata una porzione significativa del budget disponibile. L’edificio è collocato sul limite sud-est del comparto. Sul lato nord una rampa elicoidale permette di accedere ai tre livelli del parcheggio interrato, mentre a sud, al livello seminterrato, trovano luogo un asilo nido e il ristorante aziendale; entrambi prendono luce da un ampio patio aperto. La posizione centrale è impegnata dalla torre per uffici che, con i suoi 166 metri di altezza, sembra porre in maniera misurata la sua relazione con il suolo ancorandovi sei grandi megacolonne esterne.
L’impostazione funzionale della parte basamentale è figlia di una innovazione tipologica già messa in atto da Renzo Piano nel concorso per il progetto della torre del “New York Times”, vinto nel 2000. In quella occasione viene sperimentata un’importante rivoluzione: la tradizionale lobby degli edifici a torre per uffici come ambiente chiuso verso l’esterno, celebrativo della potenza della società ospitata attraverso l’ostentazione di decori e pregiati materiali, viene sostituita con uno spazio permeabile alla città, anzi a servizio della stessa cittadinanza. Nella torre torinese un volume arretrato rispetto al filo dell’edificio e completamente trasparente contiene funzioni pubbliche che vengono estese anche ai quattro piani sovrastanti, dove trova posto anche un auditorium dalla configurazione estremamente flessibile. Un sistema idraulico, posizionato nel piano tecnico sottostante, permette la movimentazione delle gradonate e del podio per ottenere tre differenti configurazioni: sala conferenze, sala concerti e sala espositiva. Anche le pareti, movimentabili manualmente con un sistema a bilico verticale, consentono di adattare la sala per le diverse esigenze variandone la risposta acustica. Esse presentano, infatti, un lato fonoriflettente, rivestito di stoffa rossa, e un lato fonoassorbente, rifinito in legno. La stessa trasparenza che caratterizza la base viene riproposta sulla cima del grattacielo con un volume completamente vetrato che occupa gli ultimi tre livelli: una grande serra bioclimatica articolata su varie terrazze che lasciano ampio spazio a una grande varietà di specie vegetali. Tra queste due trasparenze, una in cima l’altra a terra, fluttua il volume massivo della torre, dove trovano posto i 27 piani per uffici della banca organizzati in openspace. I differenti materiali (vetro, acciaio e pannelli fotovoltaici) e le stratificazioni (facciate singole o doppie) utilizzati per l’involucro generano riflessioni luminose mutevoli: un “frammento di ghiaccio”, come lo definisce lo stesso Renzo Piano, sotto l’effetto della luce solare. La qualità progettuale trova un ulteriore punto di forza nel disegno del collegamento verticale. Infatti, la scala panoramica che si estrude dal prospetto sud della torre si configura, in realtà, come un giardino d’inverno verticale ricco di essenze rampicanti, che riconnettere idealmente la base e la cima dell’edificio.
L’impiego della vegetazione come strumento progettuale, si inserisce in una strategia di più ampia portata, finalizzata a coniugare il benessere dei lavoratori e l’attenzione ambientale. Il fine è perseguito utilizzando anche altri accorgimenti, quali: il sistema di involucro a doppia pelle, i solai ventilati, la pelle fotovoltaica, le pompe di calore, lo scambio termico con l’acqua di falda, il sistema di raccolta e riutilizzo delle acque piovane, la modulazione automatizzata dell’illuminazione artificiale, l’impiego di pannelli radianti a soffitto, il continuo controllo del profilo energetico della torre da parte di un complesso Building Managment System (BMS). Tutto ciò ha fatto si che il Green Building Council attribuisse alla torre il riconoscimento LEED Platinum, ovvero il massimo livello raggiungibile nella valutazione delle caratteristiche di sostenibilità ambientale di un edificio. Per mantenere nel tempo l’efficienza di questo complesso sistema, è stata pensata una clausola contrattuale per l’azienda che si occupa della manutenzione, introducendo una penale o un bonus in funzione dell’incremento o della riduzione dei consumi energetici. Anche lo scheletro portante dell’edificio presenta vari aspetti di interesse. Le esigenze di trasparenza e di libertà degli spazi interni hanno reso necessaria la limitazione della presenza di elementi dell’ossatura all’interno dell’edificio. I sei pilastri perimetrali, detti megacolonne, assorbono la quasi totalità delle azioni agenti sull’edificio, assieme al core di calcestruzzo armato. I pilastri presenti internamente hanno un ruolo limitato e sono completamente eliminati ai piani terra, attraverso un complesso sitema di travi, definito transfer, che trasferisce i carichi portati da questi alle megacolonne e al core, conferendo assoluta libertà di configurazione e fruizione all’auditorium e alla hall.
L’ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE
Il concept del progetto è incentrato sulla flessibilità del piano tipo, destinato a uffici. All’utilizzo ormai consolidato in questo tipo di edifici di un core centrale di calcestruzzo armato, in cui si concentrano o a cui si addossano sistemi di collegamento verticale, servizi igienici e cavedi per impianti, fa da contraltare la scelta, già validata nel progetto newyorkese, di posizionare un ampio vano scala sul lato opposto, a sud. Il volume trasparente, estruso dal volume principale, rimarca anche all’esterno la volontà di rompere lo schema secondo cui le scale, negli edifici a torre, sono solo elementi di emergenza o secondari rispetto agli ascensori. Infatti, il corpo scale non è un semplice volume per le comunicazioni verticali, ma diventa un giardino d’inverno verticale con l’inserimento di numerose specie di piante; creando uno spazio accogliente, cerca di invogliarne l’uso per brevi spostamenti fra i piani. Inoltre, la scala sbarca a ogni piano in corrispondenza del coffee-corner, una zona per i momenti di relax dei dipendenti. L’organizzazione dello spazio di lavoro in openspace è agevolata da un’attenta progettazione degli interni. Le postazioni sono collocate in grandi scrivanie comuni, che favoriscono l’aggregazione in piccoli gruppi. Su ciascuna di esse è collocato un nastro a soffitto che porta i pannelli radianti e i corpi illuminanti, in modo da aumentare la sensazione di comfort. Ogni elemento di arredo, fisso o mobile, è frutto di una progettazione specifica. La torre si conclude con un grande volume vetrato di tre piani, spazio pubblico progettato come una grande serra bioclimatica che accoglie un ristorante, una sala espositiva e un bar, circondati da una passerella panoramica. Renzo Piano riesce qui a realizzare l’ultima innovazione tipologica che era fallita nel progetto di New York, in cui il giardino pensile di copertura in progetto non è stato realizzato per far posto ai locali tecnici. Aver liberato, nel progetto torinese, la copertura, inserendo un piano tecnico al sesto livello, permette di concludere la torre con questo panoramico spazio pubblico.
IL SISTEMA PORTANTE
Le soluzioni innovative nell’organizzazione funzionale, sia in pianta che in sezione, risultano perfettamente congruenti con la configurazione formale e la conformazione tecnologica dell’edificio. L’indissolubilità del legame tra i due aspetti è, d’altronde, costantemente testimoniata nelle opere di Renzo Piano. L’ossatura dell’edificio è articolata intorno a un nucleo centrale scatolare di calcestruzzo armato, il core, e a sei pilastri perimetrali, le megacolonne. Queste hanno sezione rastremata verso l’alto e sono realizzate con un profilo metallico tubolare riempito con un getto intermedio di calcestruzzo. Quest’ultimo assolve principalmente la funzione di ridurne il rischio incendio. La controventatura, sui prospetti est e ovest, è costituita da un sistema di cavi di acciaio e da alcune travi tubolari con passo di quattro piani. I solai sono realizzati con tegoli prefabbricati di calcestruzzo armato con luce massima di 11,70 metri e sezione a U. Per le già dette esigenze di trasparenza e permeabilità del pianterreno, si è deciso di ridurre al minimo le strutture dei piani bassi utilizzando un sistema di travi reticolari, il transfer, che occupa interamente il sesto livello. Il transfer è ottenuto attraverso due sistemi: uno a nord e uno a sud. Il transfer sul lato sud è costituito da quattro travi reticolari ortogonali con sezione a Π, delle quali due in direzione nord-sud e due est-ovest. Queste travi sono state assemblate con saldature a piè d’opera per costituire il sistema spaziale. Questo è stato successivamente messo in posizione mediante martinetti idraulici e vincolato sia con saldature tra le aste di bordo e le megacolonne sia con cerniere a perno unico agganciate al core. Su questa complessa struttura poggiano i pilastri interni presenti ai piani soprastanti e viene appeso, dal basso, il piano dell’auditorium. Il transfer sul lato nord, di dimensioni inferiori, è a sbalzo, interamente sostenuto dal core.
INVOLUCRO EVOLUTO
L’edificio ha ottenuto i massimi livelli di sostenibilità ambientale grazie a una attenta progettazione dei suoi componenti. Quello che caratterizza maggiormente l’edificio è sicuramente l’involucro verticale, realizzato per la maggior parte del suo sviluppo con una doppia pelle di vetro e alluminio: una scelta congruente con il clima di Torino. Il paramento esterno è formato, una serie di lamelle orizzontali orientabili di vetro che formano un infisso a louver. La seconda pelle, più interna, è un sistema continuo vetrato, senza aperture. Entrambe le soluzioni sono facciate continue prefabbricate; la prima è a montanti e traversi assemblati in opera, la seconda è un sistema a celle prefabbricate (unitized system). Il sistema di ombreggiamento è declinato in due soluzioni differenti: sul lato esterno della pelle più interna vi è una veneziana di alluminio con movimento di chiusura dal basso verso l’alto, in modo da schermare la radiazione solare diretta sulle postazioni di lavoro ma, al contempo, lasciare entrare dall’alto la radiazione diffusa; la seconda schermatura è una tenda a rullo di tessuto posta sul lato interno. I solai di interpiano sono realizzati con predalle di calcestruzzo armato precompresso, con sezione a U, completate con una caldana di chiusura gettata in opera su pannelli in fibra di vetro. Il risultato è un sistema massivo, attraversato da ampi canali di ventilazione, in modo che il raffrescamento notturno possa ridurre il surriscaldamento interno delle ore diurne. Tutti gli elementi mobili dell’involucro sono movimentati automaticamente dal BMS che, grazie a una fitta rete di sensori posizionati nell’edificio, registra i parametri ambientali nei vari ambienti. In base ai dati raccolti, il BMS ottimizza il funzionamento complessivo dell’edificio (climatizzazione, ventilazione, illuminazione ecc). La climatizzazione è garantita da cinque pompe di calore collocate nel piano tecnico che sfruttano l’energia di scambio termico con l’acqua di falda, abbattendo le emissioni nocive in atmosfera.
Scheda progetto
Progettista: RPBW - Renzo Piano Building Workshop
Committente: Intesa Sanpaolo
Periodo di costruzione: 2008 - 2015
Gross area: 110,262 mq (65,750 mq above ground)
Costo: 500 million euro
Localizzazione: Torino (Italia)
Gruppo di concorso: P. Vincent (partner in charge), W. Matthews, C. Pilara with J. Carter, T. Nguyên, T. Sahlmann and V. Delfaud, A. Amakasu; O.&A. Doizy (models)
Gruppo di progetto: P.Vincent and A.H.Temenides (partner in charge), C. Pilara, V. Serafini, with A. Alborghetti, M. Arlunno, J. Carter, C. Devizzi, V. Delfaud, G. Marot, J. Pattinson, D. Phillips, L. Raimondi, D. Rat, M. Sirvin and M. Milanese, A. Olivier, J. Vargas; S. Moreau (environmental aspects); O. Aubert, C. Colson, Y. Kyrkos , A. Pacé (models) Consulenti: Inarco (architecture); Expedition Engineering ,Studio Ossola, M. Majowiecki (main structures); Manens-Tifs (servizi); RFR (envelop); Eléments Ingénieries, CSTB, RWDI (environmental studies); Golder Associates (hydrogeology); GAE Engineering (fire engineering); Peutz & Associés, Onleco (acoustic); Lerch, Bates & Associates (vertical transportation); SecurComp (security system); Cosil (lighting); Labeyrie & Associés (audio/video systems); Spooms, Barberis (kitchens); Atelier Corajoud, Studio Giorgetta (landscape); Tekne (cost analysis); Michele De Lucchi, Pierluigi Copat Architecture (interior design)
Periodo di progettazione: 2006 - 2015
Periodo di costruzione: 2008 - 2015
Premi: Structural Awards 2015
Impresa Principale: Rizzani de Eccher; Implenia
Direzione lavori: Jacobs Italia
Elementi di acciaio: Cimolai, BIT Costruzioni, MBM, Cometal
Calcestruzzi fondazione: Buzzi Unical
Sistemi di facciata: Permasteelisa
Pannelli acustici: Topakustik
Pannelli opachi: Knauf
Sistema idraulico auditorium: Spiralift Galasystems
Photos: Enrico Cano, Anne-Helene Temenides