Il progetto di trasformazione dell’edificio ottocentesco, nato per lo stoccaggio delle botti che arrivavano dall’Istria e dalla Dalmazia, si è confrontato con un manufatto di pregio architettonico modesto, ma dalla memoria storica di notevole valore. L’edificio avrebbe dovuto essere parte di un sofferto processo di riqualificazione di un’area divenuta importante per la città. Inizialmente si prevedeva la realizzazione di uno spazio dedicato a eventi congressuali ma, su invito dell’Amministrazione comunale, l’idea originaria è stata rivista e la funzione dirottata sull’attività commerciale. Oggi l’immobile, affacciato sulle rive di Trieste e sul mare con uno splendido waterfront, ospita lo store triestino della catena alimentare Eataly. L’intervento proposto dallo studio Archea Associati non modifica il volume originario, ma inserisce al suo interno un nuovo corpo architettonico, interamente vetrato, collegato al perimetro esistente attraverso percorsi sospesi sull’acqua. Il valore strategico del manufatto e la necessità di un suo recupero hanno, infatti, determinato le scelte tecnologiche e dei materiali, attentamente studiati e definiti in fase progettuale per consentire una armonica realizzazione in cantiere. Il volume storico era costituito da pareti in pietra e tetto in legno che, nel corso degli anni, è andato via via deteriorandosi. Le murature in pietra, che erano invece ben conservate, sono state riutilizzate come scatola-contenitore del volume in acciaio e vetro, installato al suo interno. Il nuovo elemento è completamente indipendente, organizzato dimensionalmente sulla metrica del partito murario scandito dalla facciata originaria. “Al suo interno abbiamo realizzato un altro edificio di vetro, operazione semplice da un punto di vista dell’immaginazione compositiva, ma molto complessa dal punto di vista architettonico e costruttivo” (Marco Casamonti, Archea Associati). Il progetto, infatti, ha richiesto la realizzazione di un grande scavo nel mare, per conquistare un nuovo spazio da costruire.

Il parallelepipedo interno, dal sapore contemporaneo, è impostato su una struttura portante di cemento armato e chiuso da un involucro di vetro strutturale, appositamente progettato e ingegnerizzato. Staccato dai paramenti murari esterni - che durante il cantiere sono stati smontati per poi essere rimontati - si sviluppa distribuendosi su quattro livelli e si collega con l’esterno tramite otto passerelle sospese sull’acqua raccolta nelle vasche realizzate alla base dell’intercapedine perimetrale. È servito a livello strada da otto accessi - in corrispondenza delle passerelle - con i due principali posizionati su Riva Tommaso Gulli e, all’opposto della strada, si apre verso il mare e il porto vecchio con una grande finestra di vetro strutturale, in grado di resistere alle intemperie e al forte vento che spazza la città. Il volume vetrato risponde alle richieste dello schema di tutti i negozi e i magazzini Eataly realizzati in Italia e all’estero a partire dal primo torinese, che nel 2007 ha dato nuova vita all’ex stabilimento Carpano. Gli spazi di un supermarket di prodotti di qualità sono infatti affiancati da aree per la ristorazione e la degustazione che, nel caso friulano, occupano il volume multilivello, schermato dalla frenesia della vita cittadina tramite le mura storiche dell’ex magazzino, tutelate dalla locale Soprintendenza. Nei due piani interrati, realizzati all’interno di un nuovo e complesso scavo sceso di 9 m al di sotto del livello del mare, sono collocati il parcheggio e un primo piano (livello -1), illuminato grazie all’intercapedine, per le attività del magazzino ospitate anche al piano terra - che si alza di 80 cm rispetto alla strada - e nel soppalco (livello +1). Il piano terra riprende l’antica quota di sicurezza rispetto al livello massimo della marea, mentre il piano soppalcato, pur superando l’altezza di imposta dei muri perimetrali, raggiunge la stessa quota del colmo dell’originario tetto a falde andato distrutto. La struttura di calcestruzzo armato a elevata resistenza si compone di pilastri in struttura mista acciaio-calcestruzzo, disposti su maglia 10x10 m, e impalcati in soletta piena di spessore pari a 40 cm, a eccezione della copertura, che ha spessore di 35 cm.

La platea di fondazione in calcestruzzo armato, con spessore pari a 120 cm, è ancorata su micropali disposti secondo una maglia di 3,3x3,3 m per contenere la sottospinta idraulica. La nuova copertura vetrata è realizzata in sostituzione del vecchio tetto a falde e chiude il volume trasparente che emerge dalle pareti dell’ex magazzino. Si presenta come una sottile lastra piana galleggiante, diaframma contemporaneo staccato dall’esistente: l’unico segno del nuovo, visibile dall’esterno. I collegamenti verticali sono garantiti internamente da sistemi di scale mobili e due blocchi servizi, con scale, che arrivano al parcheggio. L’atrio dell’edificio, simile a un foyer teatrale, è caratterizzato da una doppia scala monumentale in acciaio corten che collega i tre piani commerciali. Alla base delle rampe sono state collocate due vasche d’acqua dalla natura fortemente scenografica con un rivestimento interno che richiama, per forma e materiale, quello dei recipienti dove, anticamente, veniva conservato il vino. Lo stacco fisico tra il nuovo corpo di fabbrica e il paramento storico ha permesso di realizzare uno spazio di grande suggestione, anche grazie all’acqua che scorre nelle grandi vasche. Il vetro che racchiude il volume riflette i contorni delle mura del magazzino e delle sue aperture, permettendo di rendere visibili le attività che vengono svolte internamente. All’esterno, mediante interventi di anastilosi, è stata lasciata immutata l’immagine dell’immobile ottocentesco, quella disegnata da secoli di storia e tradizione. L’intervento architettonico si è così trasformato da potenziale volano basato sulla cultura in un possibile volano basato sul commercio, nel rispetto delle richieste della Soprintendenza, in termini di mantenimento delle volumetrie originarie dell’edificio e di tutela del contesto urbanistico di riferimento.

IL RECUPERO DELLE MURA ORIGINARIE
Il principio fondante che sottende il progetto di trasformazione dell’Ex Magazzino Vini consiste nel mantenimento e nel restauro delle facciate esterne. Le murature esistenti, con funzione di paravento del nuovo sistema perimetrale, sono state smontate, ripulite e rimontate sotto forma di pannelli. Inizialmente è stato necessario eseguire iniezioni di boiacca cementizia per il consolidamento delle murature esistenti, dove risultavano presenti fessure, vuoti e cavità interne. Successivamente sono state eseguite opere di consolidamento, con barre in acciaio, per procedere alle seguenti operazioni di imbragatura. I conci, così individuati, sono stati sezionati mediante taglio verticale, mentre i paramenti murari, per conci di lunghezza pari a 5 m, sono stati asportati e opportunamente accatastati in un’area limitrofa al cantiere. Dopo avere realizzato le opere di scavo, messa in sicurezza del sito e successiva realizzazione delle strutture in calcestruzzo armato, sono stati riassemblati in cantiere, in corrispondenza del basamento opportunamente rinforzato. I prospetti interni sono completati con elementi vetrati retroilluminati che richiamano, per forma e materiale, il rivestimento interno delle antiche vasche dove veniva conservato il vino.

LA RICERCA DI MATERIALI NON CONVENZIONALI
La teca vetrata interna è organizzata dimensionalmente, sulla metrica del partito murario scandito dalla facciata originaria, mediante montanti in acciaio corten. Scandiscono il volume sedici porte esterne, alte 3.400 mm, realizzate con una soluzione tecnica bimateriale per soddisfare i vari requisiti: un guscio esterno in ottone e uno interno in acciaio corten, materiale che caratterizza tutte le finiture interne e la scala monumentale che consente l’accesso ai vari piani. In particolare, le porte devono garantire alto isolamento termico, con profili a taglio termico e vetri di elevato spessore, oltre a elevata tenuta all’aria e al vento in considerazione della presenza della Bora, caratteristica della città di Trieste. Altro requisito fondamentale è rappresentato dalla resistenza alla nebbia salina prodotta dal mare. Le strutture in acciaio e vetro sono completate, poi, dalla pensilina di copertura, dal lucernario di vetro e dal belvedere. In questo progetto, posto al centro della vita cittadina, l’acciaio ha svolto un ruolo molto discreto ma fondamentale: con l’utilizzo di strutture in carpenteria metallica (circa 300 tonnellate complessive) è stato possibile sia creare un “edificio nell’edificio” dalle ampie vetrature e da spazi commerciali di grande respiro, sia di rivisitare la copertura in una chiave più moderna e duratura, adatta a resistere all’alta corrosività dell’ambiente marino.

Scheda progetto
Architecture design: Archea Associati Laura Andreini, Marco Casamonti, Silvia Fabi, Giovanni Polazzi
Collaborators: Matteo Chelazzi, Alessandro Riccomi
Assistant to construction supervision: Alessandro Riccomi, Matteo Chelazzi
Artistic supervision: Marco Casamonti
Safety plan during the design phase: Francesco Giordani
Safety plan during the construction phase: Federico Toso, Claudio Visintini (assistant)
Structures design: F&M Ingegneria (Alessandro Favero, Tommaso Tassi)
Structures construction supervision: Devid Ianniciello, Tommaso Tassi, Denis Zadnik
MEP design: Studio Ti
MEP construction supervision: Ennio Menotti, Devis Lombardi, Roberto Ricci
Construction company: Gruppo Simeon srl, Riccesi Costruzioni spa
Intervention period: 2012-2017
Photos: Pietro Savorelli, Archea Associati, F&M Ingegneria

Arketipo 143, Ristruttura Italia, dicembre 2020