La solidarietà, l’aiuto a chi è in difficoltà e il servizio sociale a favore dei diversamente abili e dei giovani sono lo scopo per cui è nata la Società Cooperativa Sociale Noivoiloro, che oggi conta circa 290 volontari. Nel 2019, la Cooperativa ha espresso la necessità di ampliare i propri spazi, selezionando lo studio milanese ifdesign fondato da Ida Origgi e Franco Tagliabue Volontè per accogliere la sfida progettuale. L’associazione Onlus non riceve fondi pubblici, sostenendosi unicamente con attività complementari in grado di favorire l’integrazione tra gli utenti del centro e la comunità locale. Per questa ragione, la costruzione dei nuovi edifici è stata realizzata con la massima parsimonia ed economia dei materiali, data l’assenza di fondi pubblici per la gestione e lo sviluppo del progetto. L’economicità del progetto non ha tuttavia comportato un prodotto disadorno e monotono; al contrario, il limite dei fondi a disposizione e la semplicità del programma funzionale sono stati trasformati in opportunità nel caratterizzare le facciate interne ed esterne del complesso, differenziandone l’aspetto e nobilitando materiali da costruzione di norma considerati poveri. Il risultato è tale da aggiudicarsi, tra gli altri riconoscimenti, il premio Architect of the Year 2021. Lo studio di progettazione ifdesign accetta la sfida di progettare due nuovi edifici, per un totale di circa 770 mq, volti a moltiplicare le occasioni di incontro tra la comunità e i ragazzi diversamente abili ospitati nel centro. I laboratori e il centro socio-educativo infatti completano il programma di accoglienza e cura delle persone diversamente abili dell’intero complesso che include anche una mensa/ristorante, una sala polifunzionale e alcuni spazi pubblici. Gli spazi collettivi dell’intero complesso, sia interni che all’aperto, sono pensati per alimentare lo scambio sociale e l’integrazione tra le persone diversamente abili ospitate nel centro, i lavoratori e gli ospiti che quotidianamente utilizzano il centro civico con diverse attività, come corsi di danza, yoga, laboratori e ritrovo di diverse associazioni.

Il nuovo volto del centro e dei laboratori rispecchia lo spirito dell’associazione Onlus, che vede la disabilità non come mancanza ma come diverso punto di vista, in grado di generare nuove e arricchenti prospettive. Contemporaneamente, la semplicità volumetrica dei nuovi edifici è in grado di restituire un’immagine chiara e identitaria di un luogo (fisico e non) di estrema importanza per la comunità locale. Il progetto di ampliamento prevede due blocchi distinti che si sviluppano su un solo livello: uno per i laboratori, ospitati in due volumi intersecati, l’altro per il centro socio-educativo, un parallelepipedo di circa 7 metri di larghezza. Essi si distinguono sia per l’uso che viene fatto dei materiali di rivestimento che per la distribuzione degli spazi interni. I laboratori sono ambienti di lavoro in cui circa 25 persone possono svolgere le attività di assemblaggio di componenti per terzi. La maggior parte dei dipendenti proviene da contesti disagiati, quali disabilità o bisogni assistenziali, ad esempio quelli forniti dai servizi sociali. Gli spazi di lavoro all’interno sono interamente liberi e attraversati da luce naturale proveniente dagli shed di copertura. Solo un piccolo box ufficio e il blocco degli spogliatoi occupano uno spazio chiuso all’interno. Diversità e inclusione sono i principi caratterizzanti l’architettura dei laboratori; il fascino della diversità viene espresso grazie alla scelta dei materiali e dei colori delle facciate, ognuna diversa dall’altra, che dimostrano una chiara padronanza nel nobilitare materiali poveri. Infatti, la facciata principale di ingresso in vetroresina ha un costo molto contenuto (circa 7€/mq) ma presenta un forte carattere espressivo. Il materiale protegge e rivela allo stesso tempo una cinquantina di lampade lineari a led che illuminano la piazza che ospita l’ingresso pedonale. I fori nella pavimentazione della piazza antistante ospitano tre fagus viola per ombreggiare le panchine per i momenti di pausa. Le panchine, come la pavimentazione della piazza, sono realizzate in terra piena, composta da inerti e legante naturale completamente riciclabile.

Le scelte orientate alla massima economia vengono ribadite nei prospetti posteriori, privi di intonaco e finiti con muratura portante in blocchi smaltati in laterizio forato, occasione per elaborare e sperimentare texture e dettagli suggeriti dal molteplice accostamento. Infatti, i blocchi sono stati selezionati per le loro fitte scanalature verticali e disposti con particolare attenzione del disegno d’insieme e nel controllo delle intersezioni negli angoli. In corrispondenza dell’ingresso secondario a nord, la superficie traslucida color giallo ricopre la struttura che ospita le luci che permettono il lavoro nelle ore serali, sotto la leggera tettoia che sottolinea l’ingresso, realizzata con leggeri profili metallici controbilanciati, nel punto critico di massimo sbalzo, dal peso delle travi del capannone, in modo da rendere il profilo del bordo più sottile nonostante la luce di 25 metri. Un’altra grande tettoia bianco-satinata si protende a proteggere un ulteriore punto di accesso a est, che nasconde il posizionamento degli impianti meccanici. Grazie alla presenza degli shed, le chiusure verticali rimangono principalmente opache, a eccezione di due serramenti sulla facciata principale in affaccio sulla piazza antistante. Il sostegno dell’intero edificio è demandato a una struttura verticale costituita da 38 cm di blocchi portanti in laterizio forato armati, su cui si attestano le travi di copertura e il solaio in predalles degli shed. A questa componente portante, intonacata internamente, vengono accoppiate esternamente diverse stratigrafie, come il sistema di isolamento rigido Isotec su cui si innestano la facciata ondulata in vetroresina o il laterizio esterno non portante smaltato che crea un’intercapedine per annettere lo strato isolante. Il blocco del centro socio-educativo per persone con disabilità ospita una sequenza di spazi con tre piccoli uffici, una lavanderia, un magazzino e lo studio, con divani letto, televisione e blocco cucina dove gli ospiti possono praticare alcune attività diurne collettive e orientate all’apprendimento e all’approccio in autonomia. Questo spazio può accogliere alcuni ospiti occasionali per la notte. Le diverse funzioni ospitate nel centro socio-educativo rispetto ai laboratori si traducono sin dall’aspetto esteriore dell’edificio grazie all’uso di architetture e materiali differenti: la copertura, non più a shed come per gli spazi di lavoro, qui assume le forme di un tetto a capanna disomogeneo, rivelando la pluralità di situazioni che si svolgono all’interno. Anche le aperture sul prospetto a sud si moltiplicano, creando un gioco di grandezze e posizioni differenti sulla facciata. L’uso dei materiali si limita a un intonaco bianco esterno, in contrasto con la pluralità delle soluzioni scelte per i laboratori, mentre all’interno il soffitto in laterocemento viene lasciato a vista o verniciato, sfruttando le diverse altezze dei pannelli di finitura verticali per creare giochi di colori, contrasti e texture differenti. Infatti molti degli spazi interni, soprattutto del centro socio-educativo, sono trattati a grezzo da una certa quota in su, denunciando la tecnologia utilizzata e sfruttandone i motivi decorativi.

Il sistema di facciata dei laboratori
Oltre al budget limitato, le dimensioni contenute degli edifici, lo sviluppo su un solo livello e il programma funzionale previsto hanno suggerito l’uso di materiali e tecnologie povere ma contemporaneamente molto pratiche. La ricchezza delle facciate interne ed esterne viene demandata alla molteplicità di materiali e soluzioni scelte, dal laterizio lasciato a vista, alle sottostrutture metalliche che disegnano le facciate dietro i pannelli in vetroresina.  La facciata principale in vetroresina verde si presenta come il biglietto da visita dell’intervento: essa infatti si configura come una sorta di sistema nervoso dell’edificio, grazie al disegno di luci, tubi metallici che ospitano i cavi elettrici e scatole di derivazione circolari. Risulta infatti emblematica la scelta di affidarne il disegno agli stessi ospiti del centro che, durante un workshop di un giorno, hanno realizzato un modello bidimensionale della facciata utilizzando fili di lana, fiammiferi e spilli. Hanno partecipato persone con sindrome di Down, con problemi post-traumatici, di comprensione e comunicazione o persone non vedenti, a cui è stato chiesto di progettare l’allestimento secondo la loro personale interpretazione. È emerso come il disegno rifletta il tipo di problema mentale, a volte di rigore ossessivo, a volte confuso o particolarmente elaborato. Il risultato è stato fedelmente riprodotto per il disegno della facciata, grazie alla scelta radicale di lasciare a vista le linee elettriche di alimentazione con l’utilizzo dei tubi metallici che percorrono tragitti non logici e talvolta molto articolati ma straordinariamente creativi, diversi dai percorsi razionali ma proprio per questo affascinanti e interessanti.  Per la realizzazione della facciata si è scelto quindi un rivestimento in pannelli in vetroresina laminati color verde pollaio dal costo di 7€/m2 con sottostruttura metallica, dietro ai quali si intravedono i cavi elettrici di alimentazione dei led in guaina di gomma, i tubi navali zincati, le scatole di derivazione circolari da parete in materiale isolante e le lampade stagne led in policarbonato da 6,65 € l’una. L’isolamento termico retrostante è demandato al sistema Isotec parete con pannelli monolitici rigidi autoportanti e rivestiti con lamina di alluminio goffrato. L’economia dell’intervento si traduce in sobrietà dei dettagli, come gli elementi sottili quali rompigoccia metallici e il telaio dei serramenti. Il serramento fisso inserito nella facciata è sorretto grazie a una struttura in tubolari metallici fissata al laterizio portante armato, protraendosi per posizionarsi su un piano più esterno della finitura ondulata.

Scheda progetto
Località: Erba (Co)
Committente: Noivoiloro società cooperativa sociale ONLUS
Design year: 2018
Building year: 2019
Site: via del lavoro 7, Erba
Area: 787 mq
Costo: 739,000 euro
Project team: Franco Tagliabue Volontè e Ida Origgi con Mattia Cipriani, Chiara Castroflorio e Massimo Hu
Engineering: ing. Marco Torchiana
Contractors: Stampini snc
Awards: Architect of the Year 2021 - Awarded by the National Council of Italian Architects, Mies van der Rohe Award_Nominated_2022, Bigsee Architecture Award 2021 Winner - Laboratories and Educational Center in Erba, Mention_Premio Nazionale Inarch 2020, Premio Inarch_Regione Lombardia_1st Prize 2020, Premio Pinaresi - Pirano (Slovenia) - Finalista
Photos: Andrea Martiradonna

Arketipo 165, Less, Maggio 2023