Luigi Vigna testimonia la sua esperienza nel prosciugamento dei muri in seguito alla
sua grande conoscenza degli immobili storici e della sua lunga carriera che di seguito
riportiamo. Dal 1978 opera per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, fino al
2004 in servizio presso la Soprintendenza al Museo delle Antichità Egizie a Torino,
successivamente presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del
Museo Antichità Egizie, che ha accorpato la Soprintendenza al Museo delle Antichità
Egizie, e dal 2008 presso l’Opificio delle Pietre Dure SAF di Firenze con gli incarichi di
Direzione Tecnica Settore Restauro Archeologico e relative docenze nell’ambito degli
specifici incarichi ai sensi dell’art. 6 comma 1 del D.P.R. 16 luglio 1997. Attualmente è
funzionario restauratore conservatore, funzionario tecnico scientifico, ruolo direttivo
Ministeri Area III F4.

Come ha conosciuto Biodry?
Luigi Vigna: La prima opportunità di venire direttamente a conoscenza della tecnologia
Biodry fu nel 2013 in occasione dell’evento “DNA Italia” tenutosi dal 18 al 19 aprile
presso il complesso espositivo del Lingotto Fiere di Torino. Il ruolo professionale che da
fine anni ottanta mi ha portato a occuparmi ad alto livello in ambito istituzionale delle
problematiche di conservazione e restauro di beni culturali, mi ha sempre stimolato a
una costante attenzione verso l’approfondimento e sperimentazione di proposte che
potessero fornire innovative e soddisfacenti risposte in tali ambiti.

Ricorda un caso studio particolare con Biodry?
L.V.: La prospettiva di un’apparecchiatura di ridotte dimensioni che autoalimentandosi
consentisse l’abbattimento e il controllo dell’umidità di risalita nelle murature, in
alternativa ad altre soluzioni che implicavano la necessità di un impianto più complesso
e inoltre con necessità di una costante alimentazione esterna, era sicuramente
interessante. L’interesse crebbe ulteriormente quando dopo la conferenza al Lingotto,
nel pomeriggio partecipai alla visita sul cantiere di restauro degli affreschi della
Cappella di Sant’Evasio (XI-XII secolo) a Oglianico presso Torino ed ebbi occasione
d’incontrare la dottoressa Lea Ghedin titolare dell’intervento. Il restauro era iniziato nel
2009 e dopo varie difficoltà iniziali era allora in via di completamento proprio in virtù
dell’abbattimento dell’umidità di risalita sui muri di supporto agli affreschi conseguito
tramite l’utilizzo di Biodry, dopo di che si era finalmente potuto procedere a efficaci
interventi di fermatura sui medesimi.

Quali benefici ha potuto verificare con Biodry?
L.V.: È importante tenere sempre presente che il restauro di dipinti murari con
umidità di risalita, sia che si tratti di un affresco su muro come di altra tecnica in
ambienti ipogei d’ambito archeologico, era e resta tutt’ora una delle problematiche
d’intervento più controverse e difficoltose in termini filologici, logistici e anche
conseguentemente di costi. L’abbattimento infatti dell’umidità di risalita su un muro
storico o archeologico può comportare complesse procedure in termini strutturali quali:
tagli, vespai, scavi in trincea, sottomurazioni e puntellature di vario genere che oltre a
incidere notevolmente in termini di tempistiche e costi, molto spesso andranno anche
a influire sull’estetica originaria, che a intervento ultimato potrebbe risultare per
alcune sue valenze irreversibilmente modificata. L’opzione dunque del poter disporre
d’una tecnologia che in molte occasioni consentisse di risolvere il problema in forma
non invasiva, reversibile e senza impatto ambientale era sicuramente un aspetto da
prendere in considerazione.

Quale rapporto di collaborazione ha con Biodry?
L.V.: Essendo dunque in tali anni docente presso la Scuola di Alta Formazione e Restauro
dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e a seguito di un ulteriore incontro a dicembre
2013 con il CEO Biodry Daniele Tarabini, organizzai in collaborazione con il collega
direttore dei Laboratori Scientifici prof. Alfredo Aldrovandi una sessione di riflessione
e approfondimento in merito a GEOMAGNETISMO E SALVAGUARDIA ARTISTICA. L’evento,
che si tenne il 14 marzo 2014, era finalizzato a un credito formativo per i nostri allievi
del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni
Culturali e vide la partecipazione oltre agli allievi, dei vertici di Biodry e di vari altri
colleghi dell’istituto. Gli interventi dei partecipanti diedero vita a un ampio, diversificato
e interdisciplinare dibattito che prese in considerazione “le potenzialità del campo
magnetico terrestre per lo sviluppo di tecnologie bio-compatibili alla conservazione di
opere d’arte con problematiche d’umidità di risalita ed elettrosmog tramite soluzioni
non invasive, totalmente reversibili e senza utilizzo di sostanze chimiche”. Le conclusioni
ratificarono l’indubbia plausibilità ed efficacia tecnologica del prodotto, pur nella
vaghezza di alcuni aspetti scientifici su cui non furono possibili ulteriori approfondimenti
in quanto vincolati da segreto industriale, ma nel contempo emerse un unanime auspicio
a proseguire la ricerca nella medesima direzione. Le sperimentazioni e installazioni
Biodry, infatti, anche dopo tale evento hanno continuato a espandersi su tutto il
territorio italiano e ciascuna per le sue specifiche peculiarità meriterebbe menzione.

Perché reputa corretto e di valore essere un portavoce di Biodry?
L.V.: Più che “portavoce di Biodry” mi reputo piuttosto un curioso e attento
osservatore della costante crescita delle potenzialità evolutive di questa azienda
per la soluzione delle problematiche del settore di cui ormai da vari decenni mi
occupo, cioè il restauro e la salvaguardia artistica. A tale proposito, infatti, fra le
varie esperienze applicative attualmente in corso, quelle che in questo momento
focalizzano maggiormente la mia attenzione sono la chiesa di Saint Léger ad
Aymavilles in Valle d’Aosta, il Castello di Masino (XI sec.) patrimonio FAI a Caravino
nel Canavese, il Borgo Medievale presso il parco del Valentino a Torino, il Museo
Casa Natale Enzo Ferrari (MO) e infine a ulteriore riprova della vitalità dell’azienda
nonostante le emergenze COVID, le installazioni dell’estate 2020 presso i complessi
storici di Soriano Calabro e Ricadi. Ritengo inoltre che le ricerche in corso in ambiti di Fisica e Meccanica Quantistica potrebbero nel futuro fornire ulteriori sorprendenti risposte alla tecnologia sviluppata da Biodry. Infine credo anche nelle notevoli potenzialità di crescita dell’azienda nel campo della promozione artistica e proprio a tale proposito, quale componete il comitato scientifico del Museo MIIT Italia Arte di Torino, ne ho promosso il
coinvolgimento in ambito artistico con l’esordio il 20 aprile del 2019 al Venice Prize
presso Palazzo Albrizi Capello di Venezia.

SISTEMA BIODRY TECHNOLOGY
Il sistema Biodry Technology permette di fermare il flusso di umidità da risalita capillare che bagna i muri a contatto con il terreno, sfruttando un principio fisico naturale interrompe l’ascesa dell’umidità nei muri risolvendo la vera causa della risalita capillare. L’umidità di risalita capillare è un flusso costante di molecole d’acqua che salgono per attrazione nei muri a contatto con il terreno. Contrastando la forza di gravità può raggiungere altezze di 2 metri. È la causa principale di problemi come la muffa, cattivi odori ed efflorescenze saline sui muri. Grazie al dispositivo, l’acqua presente nel terreno non viene più attirata verso l’alto e dentro i muri ma rimane nel terreno.