Quello della TU Delft è un campus modello: grande sobrietà e misura all’esterno, effervescenza e vivacità all’interno. È stata proprio questa caratteristica la fonte di ispirazione del progetto di UNStudio, sviluppato in collaborazione con Arup e il consulente BBN. È un luogo di incontro in cui corpo docente, studenti e visitatori possono scambiare idee e competenze, grazie a un’organizzazione flessibile degli spazi, che invitano gli studenti e i professori a documentarsi, lavorare e creare qualcosa insieme.

“L’edificio Echo insegna con l’esempio”, afferma Ben van Berkel, fondatore e architetto principale di UNStudio: “In questo edificio estremamente compatto, l’uso dello spazio è massimizzato, mettendo a stretto contatto studenti di diverse discipline. Non solo possono condensare la loro esperienza di apprendimento e imparare gli uni dagli altri, ma possono anche imparare dall’edificio stesso”. A differenza dei campus tradizionali, che operano in silos, Echo propone un sistema di spazi agili che invitano studenti e docenti a imparare, collaborare e co-creare, rispondendo all’esigenza di edifici educativi estremamente flessibili per ospitare il crescente numero di studenti e per operare attraverso un modello basato sull’uso condiviso tra facoltà, che possa promuovere un’istruzione interdisciplinare.

L’edificio dispone di 8.844 metri quadrati per lezioni e tutorial, lavori di gruppo, didattica basata su progetti, dibattiti e studio autonomo per circa 1.700 studenti attraverso le aule e una varietà di spazi di studio, la maggior parte con un layout flessibile. La sala conferenze più grande al piano terra, che può ospitare 700 persone, può essere divisa in tre sale separate in quindici minuti, mediante un sistema di pareti mobili; ciò consente lo svolgimento simultaneo di più conferenze o eventi, con massima ottimizzazione dello spazio. La soluzione con pareti mobili viene utilizzata anche nello spazio didattico al primo livello, in modo che possa essere diviso in due aule da 144 posti ciascuna quando necessario. Le varie aule didattiche sono state progettate in base alle esigenze attuali e future dei docenti e degli studenti; gli oltre 300 spazi studio in tutto l’edificio possono essere utilizzati per lavori di gruppo e autoapprendimento.

In Echo, l’attenzione si concentra su aule didattiche di medie e grandi dimensioni, in grado di ospitare tra le 150 e le 700 persone. Oltre a queste aule più ampie, è presente anche una sala studio particolarmente adatta per l’insegnamento motivazionale e interazione tra docenti e studenti. Sono, inoltre, presenti quattro sale per l’insegnamento e il confronto intersettoriale per gruppi più ristretti, ciascuna in grado di ospitare quasi 70 persone. Il design degli interni, accogliente e funzionale, è caratterizzato dall’uso di bambù, grande protagonista: le nervature di bambù si estendono lungo il soffitto, formando parte integrante della struttura. L’aspetto artigianale di questo materiale si estende anche intorno alla scala elicoidale, elemento unificante degli spazi di studio e collaborazione: posizionata centralmente, facilita e promuove il movimento fisico all’interno dell’edificio, contribuendo così al benessere di studenti, ricercatori e insegnanti. Seguendo l’intenzione degli architetti, il progetto sostiene la cultura contemporanea di “Everything Anywhere”.

Questo approccio ha dato grande importanza agli spazi intermedi, così come al movimento fisico. Echo, quindi, offre una varietà di piattaforme per la riflessione, l’ispirazione e la comunicazione. In collaborazione con Arup e BBN, il progetto di UNStudio riesce a far confluire questo modello educativo in un campus sostenibile in cui la prosperità delle persone e del pianeta si incontrano. Il team di progettazione ha optato, infatti, per una struttura che raccoglie più energia di quella necessaria per le attività quotidiane - come il consumo di elettricità per i laptop, l’illuminazione e gli impianti - tramite la combinazione di 1.200 pannelli solari, installazioni intelligenti e un sistema di accumulo di calore e freddo. Per ridurre ulteriormente la Carbon Footprint del progetto, il team di progettazione ha selezionato mobili utilizzati in precedenza, prolungandone il ciclo di vita.

L’apertura e la trasparenza sono elementi chiave anche nella definizione dell’involucro esterno: la struttura è rivestita da generose vetrate che consentono il massimo apporto di luce naturale all’interno, oltre a creare una comunicazione visiva tra il campus e gli spazi urbani esterni, tramite le aperture dal pavimento al soffitto. “Un campus a prova di futuro è un campus attivo” afferma Ben van Berkel. Ecco perché Echo non solo si connette con lo spazio pubblico circostante, ma lo definisce come elemento caratterizzante. La piazza adiacente prosegue attraverso il piano terra trasparente dell’edificio e si collega con la strada sul lato opposto, trasformando il piano terra in una piazza pubblica coperta e in un connettore pubblico che rende il mondo invisibile dell’apprendimento un’esperienza visibile e coinvolgente.

Ottimizzare la trasparenza senza compromettere la sostenibilità

La trasparenza è stata essenziale per la progettazione di Echo. Non solo garantisce la massima luce diurna all’interno dell’edificio - con riduzione dell’illuminazione artificiale ed effetti benefici per la salute - ma crea anche una connessione visiva con il campus più ampio e con la natura circostante. In questo modo, si evita un’esperienza chiusa e “istituzionale” per gli utenti, mentre il carattere aperto e pubblico dell’edificio collega i due lati del campus e fornisce un ambiente luminoso, edificante e accogliente. Per evitare il conseguente aumento di calore determinato dalle ampie aperture vetrate, è stato fondamentale prevenire l’eccessiva penetrazione della luce solare. Il surriscaldamento dell’edificio è evitato da una combinazione di protezione solare e basso fattore di penetrazione solare del vetro. Inoltre, i solai interpiano si proiettano con evidenza verso l’esterno, protetti da profili in alluminio, riuscendo così a schermare i raggi solari, in considerazione dell’angolo di incidenza durante l’anno. Queste tettoie sono, inoltre, collegate tra loro da cavi lungo i quali le piante rampicanti formano una sottile facciata verde che filtra la luce del giorno. Per garantire l’aria pulita nell’edificio, nel sistema dei solai è stato installato un plenum: l’aria fresca viene, quindi, immessa negli ambienti dal pavimento piuttosto che dall’alto, evitando così la circolazione nella stanza.

Le prese d’aria di questo sistema, insieme all’installazione a pavimento degli impianti, possono essere facilmente riposizionate, nel caso in cui la disposizione delle stanze dovesse cambiare in futuro. Nel complesso, tutto l’edificio è stato progettato seguendo il più possibile i principi di circolarità, oltre a una particolare attenzione all’impatto ambientale dei materiali utilizzati nella costruzione. L’impiego di strutture reticolari in acciaio, con campate di grandi dimensioni ed elementi modulari, ha consentito di realizzare ambienti particolarmente flessibili utilizzando componenti - strutture in acciaio e lastre alveolari - dalle dimensioni standard che consentono eventuali successivi reimpieghi dopo la vita utile dell’edificio.

Scheda progetto
Client: TU Delft
Project phase: 2017-2022
Gross floor area: 8,844 m2
Building volume: approx. 53,000 m3
Building site: approx. 4,000 m2
Architects UNStudio: Ben van Berkel, Arjan Dingsté with Marianthi Tatari, Jaap Willem Kleijwegt, Ariane Stracke and Piotr Kluszczynski, Thys Schreij, Mitchel Verkuijlen, Bogdan Chipara, Krishna Duddumpudi, Fabio Negozio, Vladislava Parfjonova, Marian Mihaescu, Ajay Saini, Ryan Henriksen, Shangzi Tu, Xinyu Wang
Structural engineer, MEP and building physics: Arup
Building cost consultant: BBN
Contractor: BAM Bouw en Techniek
Project management and construction management: Stevens van Dijck
Visualisations (CGI): Plompmozes
Photos: Evabloem, Hufton+Crow, Bam Bouw en Techniek