©Jannes Linders / Team V Architecture

Laplace, il vecchio centro di calcolo dell’Università di Tecnologia di Eindhoven, è stato trasformato in un “centro educativo” per il campus e contiene uno spazio per l’EAISI, l’Istituto per i Sistemi di Intelligenza Artificiale di Eindhoven.

Il nuovo edificio, risultato di un intervento piuttosto invasivo - richiesto dalla distribuzione del tutto nuova e dalla necessità di ammodernare sia le strutture sia l’involucro - si chiama Neuron, neurone. I neuroni sono alla base del funzionamento del cervello, organo centrale nella ricerca scientifica. Ma un singolo neurone non ha senso, se non si mette “in rete”: il contributo di ogni elemento della catena fa sì che l’informazione si muova e si trasformi. Un sistema nervoso è, di fatto, la manifestazione pratica e la rappresentazione simbolica di un collettivo.

Team V: un collettivo di professionisti creativi

Fa riflettere che chi si è assunto il compito di progettare il nuovo organismo sia Team V, uno studio di architettura di Amsterdam fondato nel 2013 da Jeroen van Schooten e Do Janne Vermeulen, insieme agli architetti associati Irène Horvers e Frank Bouwman. Team V è composto da sessanta professionisti creativi: architetti, ingegneri, architetti d’interni, urbanisti, storici e artigiani che lavorano insieme come un solido organismo. La varietà e molteplicità di background, esperienze e linguaggi disciplinari consente loro di spaziare in modo trasversale tra interventi di diverse tipologie e scale, dialogando con qualsiasi specialista alla ricerca di soluzioni innovative e anticonvenzionali.

Team V cerca di evitare sentieri battuti, lasciando spazio per la creatività, consapevole del fatto che non c’è una sola buona risposta a un problema. L’approccio all’elaborazione di dati e ricerca di soluzioni si basa sulla discussione, sull’elaborazione di argomentazioni razionali per trovare la strategia ottimale in ogni circostanza (Architecture & Argument è la pubblicazione che riunisce i principali lavori dalla fondazione dello studio). Ed è così che hanno affrontato il progetto di Neuron.

L’incipit del progetto

Fin nell’edificio originale, l’impianto di base è costituito da una solida e massiccia struttura puntuale di cemento armato sormontata da un livello di elementi sottili in vetro e acciaio. Tutto ciò è stato rispettato, ma tradotto in chiave contemporanea con cambiamenti soprattutto al piano superiore. Il tema della pluralità si rispecchia anche nell’articolazione e nella continuità spaziale dell’edificio, il quale, pur essendo ben diviso in spazi autonomi e patii di diverse dimensioni (e con diverse funzioni), si sviluppa su due livelli largamente comunicanti in termini visivi e di penetrazione della luce naturale.

Il piano terra è stato mantenuto per lo più intatto, distribuito e arredato con aule didattiche e una sala riunioni. La trasformazione principale è avvenuta piuttosto al piano primo, dove la facciata esistente è stata rimossa e sostituita da una nuova vetratura. Le colonne di acciaio originali e le armadiature lungo i corridoi sono state preservate. Gli armadi hanno più di una funzione: sono archivi, depositi e ripostigli ma anche sedute e partizioni di divisione delle diverse zone funzionali, di lavoro, di socializzazione.

Team V Architecture
©Jannes Linders / Team V Architecture

Il nucleo luminoso

Quattro degli otto patii esistenti, quelli centrali, sono stati raggruppati al di sotto di un’unica nuova grande copertura, una struttura di legno e vetro la cui forma a scaglie orienta le aperture verso nord, per lo più escludendo la luce diretta e prendendo irraggiamento dall’intensità del cielo.

Si tratta di una soluzione studiata insieme a VELUX per il core lighting dell’edificio, una strategia che garantisce la presenza di un intenso nucleo luminoso al centro della distribuzione che connette tutti gli ambienti del livello superiore in un grande open-space di notevole intensità e uniformità. La sensazione è quella di trovarsi in una foresta con alberi e chiome regolari, con una grande percezione dell’altezza, dell’apertura e della continuità con la natura del campo luminoso esterno. Lo stesso nucleo raggiunge anche il piano terra grazie a una serie di trasparenze e discontinuità sui piani orizzontali regalando anche al livello inferiore parte dell’abbondanza di luce naturale zenitale: oltre alla doppia altezza progettata al centro della pianta, alcuni tavoli di lettura e di riunione hanno la parte centrale vetrata e il pavimento è bucato in corrispondenza della trasparenza. Anche il controllo dell’aria è un tema: un’innovativa doppia facciata con aperture all’altezza della strada regola lo scambio d’aria e la gestione dell’umidità nella stanza dei computer. Al piano superiore, le finestre VELUX sulla nuova copertura sono anche apribili, innescando, grazie anche alla continuità col piano inferiore, un efficace flusso di ventilazione verticale. Sempre al primo piano, elementi ombreggianti aggettanti proteggono parte delle vetrate verticali dall’impatto del sole alto e producono giochi di piccole luci brillanti sulle superfici scure.

Un nuovo spazio di connessione

Se ci si passa davanti, si apprezza chiaramente il rispetto dell’edificio originario, i cui tratti salienti sono stati conservati e riproposti in chiave nuova. All’interno è ora uno spazio estremamente confortevole, calmo e stimolante, in cui è possibile la concentrazione ma anche lo scambio di opinioni; condizioni fondamentali per una delicata ricerca su un tema cruciale come l’Intelligenza Artificiale. Soprattutto, Neuron è un edificio molto “vivo”, il cui rapporto con le condizioni esterne è continuo, dinamico e immediatamente percepibile. Un altro esempio di come il controllo della luce naturale, attraverso semplici scelte progettuali (le sorgenti zenitali, l’orientamento, la frammentazione, la multidirezionalità, la trasparenza) possa essere strategia nevralgica per l’ottenimento di ottimali condizioni di ricerca, lavoro e socializzazione. È la dimostrazione, ancora una volta, che favorire l’innovazione e l’approccio anticonvenzionale non debba necessariamente tradursi in un risultato affrettatamente ricercato, ma piuttosto nel recupero e reinterpretazione originale di scelte di buonsenso, condizioni naturali e tecniche di base.

Team V Architecture
©Jannes Linders / Team V Architecture

Scheda progetto
Committente: Eindhoven University of Technology
Inizio e fine lavori: 2019-2023
Superficie totale: 12.330 m2