Progetti – L'architetto Elio di Franco ha disegnato il nuovo Dynamo Camp a Limestre: un ex complesso industriale rivisitato per ospitare un centro di terapia ricreativa per l'infanzia

Dynamo Camp è il primo in Italia di una serie di “hole in the wall camps” sparsi in tutto il mondo. La fondazione Hole in the wall, che ha commissionato l'opera, è un'associazione benefica fondata nel 1987 dall'attore americano Paul Newman, con lo scopo di realizzare campi di terapia ricreativa per bambini affetti da gravi patologie. L'imprenditore Vincenzo Manes, titolare della fondazione Dynamo, ha ideato il progetto e stanziato 13 milioni di euro, in collaborazione con Paul Newman, il gruppo KME e Telecom Progetto Italia; i rimanenti finanziamenti sono stati erogati da fondazioni, aziende, istituzioni pubbliche e private.

L'area su cui sorge l'edificio si trova a Limestre, una località in provincia di Pistoia: ospitava un
disordinato complesso di strutture industriali appartenenti alla ex SMI Metallurgica Italiana, diventata
poi Europa Metalli (gruppo KME). La proprietà, immersa nel verde dei colli pistoiesi, si estende per
1100 ettari; i padiglioni, costruiti nel 1939 e ampliati nel corso degli anni, occupano una superficie
di circa 20 ettari.

Il recupero funzionale delle strutture
Il progetto prevede il recupero di alcuni edifici esistenti e la costruzione di nuovi volumi per collocare le funzioni richieste: gli alloggi, che trovano posto in tre fabbricati esistenti, la mensa, il centro medico, i laboratori e le sale computer, un teatro e il centro sportivo con palestra e piscina coperta. I volumi recuperati della parte più antica dell'ex stabilimento, ospitano gli spazi espositivi, gli uffici e le abitazioni. L'architetto Elio di Franco ha disegnato il suo intervento partendo dalla valutazione delle costruzioni da mantenere e recuperare come memoria storica del luogo, e individuato le parti da demolire, perché annesse successivamente e non coerenti con il complesso o poco interessanti dal punto di vista architettonico. Gli edifici che ospitano la mensa e la piscina sono stati costruiti ex novo.

Il master plan definitivo mostra la sistemazione spaziale degli edifici come un unicum funzionale, dove le destinazioni d'uso, i percorsi esterni, le aree a verde libere e attrezzate sono pianificati come si trattasse di un solo organismo architettonico-spaziale. Il rapporto con il paesaggio trova la sua espressione proprio in questo linguaggio progettuale, che fa i conti non solo con l'architettura, ma anche con i temi dell'identità, della riconoscibilità e della memoria.
La nuova edificazione volumetricamente più importante è la mensa, collegata al centro medico mediante un corpo vetrato.

Il percorso architettonico
La struttura portante è di legno con pilastri accoppiati molto snelli, 18x60 cm, e alti circa 6 metri; la copertura è piana e si estende in aggetto sui lati nord-est e nord-ovest per creare due grandi logge che proteggono l'area antistante l'edificio. Il volume misura 24x46 m, non è interrotto da pilastri o muri interni e si caratterizza per la sua completa trasparenza, essendo vetrato sui tre lati liberi. Per accentuare l'uniformità delle vetrate, lungo il perimetro, la struttura portante è costituita da pilastri d'acciaio che si integrano perfettamente nel disegno dei serramenti. Due grandi setti portanti di calcestruzzo armato escono dalla facciata nord-est a sorreggere la trave principale con sezione 32x224 cm rivestita con listelli di legno orizzontali. Su di essa poggiano le travi secondarie, sempre di legno, a unica campata con sezione di 20x138 cm, che escono in aggetto dalla facciata per 4 m. La grande copertura piana è appoggiata alle travi secondarie ed è tagliata lungo il lato nord-est da un serramento a tutta lunghezza, che illumina l'interno con luce zenitale.

Nel complesso, la scelta dei materiali, delle tecnologie e delle proporzioni caratterizza fortemente il nuovo edificio, denunciando in maniera chiara il sistema costruttivo, quasi a ricordare i principi del neoplasticismo.
Il centro medico è ospitato in un edificio recuperato di 12x68 m, con struttura di ferro lasciata a vista. Le scelte dell'architetto nella riqualificazione di questo volume, derivano dalla ricerca di uno spazio allegro, accogliente e non identificabile con un ospedale, che faccia parte di un percorso architettonico piuttosto che essere visto come elemento estraneo al complesso.

Lo spazio interno
La distribuzione interna del volume prevede una divisione netta delle funzioni: da una parte (nordovest) ci sono i locali a destinazione sanitaria con accesso indipendente (ambulatori, pronto soccorso, farmacia e infermeria) e i relativi spazi di servizio; dall'altra (sud-est) trovano posto le funzioni di supporto al nuovo edificio (bar, cucina e relativi locali di servizio). Le due macro-funzioni non sono direttamente collegate, ma la parte del volume dedicato ai servizi, tramite un passaggio vetrato, è connesso alla mensa. Le grandi capriate metalliche del vecchio stabilimento sono mantenute a vista e tamponate all'estradosso con una pannellatura di legno. La copertura è interrotta da grandi lucernari. I singoli locali sono, invece, assimilati a scatole inserite nel volume, così da mantenere l'immagine del grande capannone con la struttura metallica chiaramente leggibile.

Gli edifici esistenti, scelti per accogliere le residenze destinate ai bambini ospiti del campo, si trovano nella posizione ideale per ospitare gli alloggi; sono, infatti, poco distanti dal complesso che accoglie le funzioni ricreative e amministrative e su una leggera altura che permette di mantenere un rapporto visivo reciproco con le altre strutture. Il corpo principale è semplice e definito da un volume a L, la distribuzione degli ambienti, sia al primo che al secondo piano, segue uno schema molto chiaro con un corridoio distributivo su cui si attestano tutte le camere e gli spazi comuni. Sulle testate del volume, sono inseriti i sistemi di distribuzione verticale.

Il rapporto tra interno ed esterno
Dato il tipo di utenza, bambini che possono avere problemi di deambulazione, il collegamento tra primo e secondo livello avviene esclusivamente tramite un sistema di rampe e due ascensori. Ogni piano ospita tre alloggi composti da una camerata, uno spazio comune e un servizio igienico; a ognuno di essi fa capo un ambiente destinato al personale. L'idea portante dell'intervento di recupero era l'enfatizzazione del rapporto tra interno ed esterno, per questo l'architetto ha deciso l'apertura di nuove finestre: ad andamento orizzontale lungo i corridoi e a tutt'altezza nelle camere. Il colore è un elemento importante che entra in gioco nell'elaborazione di questo tema: i vetri colorati inventano una nuova percezione degli edifici dall'esterno e dall'interno e regalano una vista totalmente inaspettata ed emozionante del paesaggio.