Inaugurato il 30 marzo del 2022 dallo sceicco Sultan III bin Muhammad Al Qasimi, emiro di Sharjah, il nuovo quartier generale del gruppo BEEAH, progettato da Zaha Hadid Architects, vuole essere la rappresentazione fisica e visiva dei principi che ne hanno ispirato sin da subito la genesi. Quando visitammo il cantiere, prossimo alla conclusione, durante l’inaugurazione di EXPO 2020, percorrendo l’assolato deserto, l’impressione immediata fu quella che traspare anche dalle foto che pubblichiamo, ovvero quella di trovarsi di fronte a una costruzione che emerge inaspettatamente dalle dune, fondendosi elegantemente con il paesaggio naturale. Un edificio, tra l’altro, con una condizione climatica degli spazi interni che per noi fu sorprendentemente già accettabile, nonostante l’elevata temperatura esterna, a impianti ancora non completati e quindi spenti. Frutto di un concorso vinto nel 2013, il progetto nacque proprio dall’idea di integrarsi e mimetizzarsi con il contesto, modellandosi a seguire l’andamento tipico delle dune naturali, ottimizzando le condizioni ambientali degli spazi interni al fine di relazionarsi in modo intelligente con le condizioni di clima estremo presenti all’esterno. La realizzazione è partita della volontà del gruppo BEEAH di dotarsi di un nuovo centro direzionale dal valore simbolico. Nato nel 2007 come società mista pubblica-privata per la gestione e il riciclo dei rifiuti negli Emirati Arabi Uniti, BEEAH è diventata rapidamente una realtà internazionale che fonda il suo successo proprio sulla valorizzazione, anche economica, dei temi ambientali, estendendo progressivamente i suoi campi di azione includendovi anche la produzione di energia da fonti rinnovabili, le consulenze su temi ambientali, la mobilità verde e l’istruzione, anche comportamentale, intorno ai temi della sostenibilità. Il gruppo conta oggi 13mila dipendenti collocati nelle sue diverse sedi. Partendo dai campi di cui si occupa, BEEAH riteneva importante realizzare il nuovo centro direzionale e amministrativo del gruppo in modo che fosse un elemento noto e riconoscibile, in grado di veicolare i temi innovativi di cui si occupa, aspirando a essere paradigma e punto di riferimento per gli edifici delle future città sostenibili in cui poter lavorare con modalità nuove. In aggiunta a questo, si voleva ottenere un edificio a emissioni nette pari a zero, consumi energetici minimi, integrato con tecnologie di nuova generazione per raggiungere nuovi standard di benessere e collaborazione tra i dipendenti.

Per realizzare tale visione, Zaha Hadid Architects ha collaborato in modo integrato all’interno di un articolato team multidisciplinare internazionale, scegliendo le soluzioni, i materiali e le tecnologie costruttive più idonee per raggiungere gli obiettivi prefissati. Tra tali strategie, vi è stata anche la scelta di utilizzare largamente elementi costruttivi prefabbricati in materiali massivi a base di calcestruzzo. L’edificio è modellato e organizzato come una serie di “dune” interconnesse, orientate e plasmate per ottimizzare le condizioni climatiche locali. Il deserto di Al Sajaa in cui si trova è infatti caratterizzato da dune di sabbia concave con creste che diventano convesse quando si intersecano tra loro. Il risultato finale è quello di un’architettura la cui complessa articolazione volumetrica permette agli spazi interni di avere buona illuminazione naturale e viste panoramiche sul deserto e le corti interne limitando, al tempo stesso, la quantità di superfici vetrate esposte direttamente al sole intenso. Il complesso è organizzato attorno alle due dune principali e il suo disegno si estende in modo coerente e armonico al paesaggio esterno circostante: parcheggi, pensiline, specchi d’acqua e un piccolo parco solare a pannelli collegato a delle batterie. Il parco permette al centro di essere autonomo facendo fronte al picco di energia richiesto per la climatizzazione estiva, mentre il resto dell’anno produce energia in eccesso che viene riversata in rete. Le due “dune” principali dell’edificio ospitano a piano terra spazi per uffici open space aperti al pubblico e quelli più propriamente legati agli aspetti gestionali, mentre al primo piano vi sono gli uffici della dirigenza di tutto il gruppo internazionale. All’intersezione tra le due dune si forma un patio, una sorta di oasi, quasi sempre ombreggiata e protetta, che oltre a essere luogo di incontro per i dipendenti è parte della strategia di ventilazione naturale complessiva di tutto l’edificio.

L’ingresso al complesso avviene passando sotto uno scenografico passaggio che si forma tra le dune. I visitatori sono accolti in uno spazio a doppia altezza sovrastato da una cupola in calcestruzzo armato alta quindici metri, anch’essa rientrante nelle strategie di ventilazione naturale dell’edificio, ai cui lati vi sono delle vetrate che permettono alla fresca luce diurna di raffreddare l’edificio. A supporto delle attività già accennate di divulgazione e istruzione sui temi ambientali, nonché di introduzione di modalità di lavoro innovative legate alle nuove tecnologie, l’edificio è dotato anche di un auditorium, una galleria espositiva, un centro visitatori immersivo e sale riunioni “intelligenti”. L’esperienza dei dipendenti è infatti arricchita da sale con scenari di lavoro remoti e ibridi, strumenti di collaborazione a distanza, un concierge virtuale, un’applicazione che aiuta a organizzare e ottimizzare le attività quotidiane. Per raggiungere tali elevati obiettivi, a carattere ambientale, anche simbolici, come si è già accennato, si è optato per un edificio con una geometria studiata per auto ombreggiarsi e autoproteggere le sue porzioni vetrate. In aggiunta a questo, l’articolato volume fluido è ottenuto grazie a un involucro, facciate e coperture, rivestito con lastre e pannelli prefabbricati in GRC, la cui massa inerziale contribuisce a smorzare i picchi di temperatura. Tra l’altro, sempre per questioni ambientali, sia tali pannelli sia la maggior parte dei materiali utilizzati nella costruzione hanno una provenienza locale. Le chiusure hanno buoni livelli di isolamento termico e le lastre vetrate hanno bassi valori di fattore solare, apparendo all’esterno di giorno con un colore scuro che ben si sposa con la tinta degli involucri. Anche le acque reflue sono filtrate direttamente in loco, riducendo il fabbisogno idrico del centro. La prefabbricazione è stata utilizzata largamente all’interno della costruzione del centro BEEAH, non solo per i già citati vantaggi in termini di inerzia termica legata alla massa degli elementi a base di calcestruzzo o per la evidente praticità nella realizzazione di geometrie complesse come questa. La possibilità di produrre fuori opera molti elementi, infatti, ha permesso di ridurre i tempi di cantiere, fattore particolarmente importante viste le proibitive condizioni climatiche in cui le maestranze sono portate a operare in contesti come questo. Per tale motivo, l’articolata struttura della copertura a forma di dune è stata realizzata in profili d’acciaio, arrivati già pronti in cantiere e poi solo assemblati in loco. Oltre alle lastre prefabbricate di copertura e facciata in GRC, anche tutte le fluide superfici che in modo suggestivo articolano lo spazio interno sono costituite da grandi lastre prefabbricate, in questo caso in GRP. Anche tutte le boiserie curvilinee a geometria complessa che caratterizzano gli uffici di dirigenza al primo piano, in legni di due tonalità, sono state in buona parte prefabbricate in stabilimento per essere poi assemblate su misura in loco. Nata con ambizioni molto alte, la nuova sede di BEEAH è entrata rapidamente tra le immagini più note degli Emirati, ricevendo diversi premi internazionali su temi che spaziano dall’architettura all’ingegneria, dalla sostenibilità all’implementazione delle nuove tecnologie digitali in ambiente lavorativo diventando, come era nella volontà dei suoi ideatori, un edificio di riferimento a cui non si può rimanere indifferenti.


Zaha Hadid Architects è tra i pochi studi internazionali che, realizzando da decenni edifici a geometria complessa in tutto il mondo, ha sviluppato maggiormente una conoscenza estesa dei materiali e delle tecnologie più idonee da utilizzare nei vari contesti per realizzare al meglio opere con tali caratteristiche. In tal senso, sono tra gli studi che più di altri scelgono di utilizzare spesso nelle proprie architetture grandi elementi prefabbricati, realizzati con tecniche, tecnologie e materiali differenti. Nel caso del centro direzionale di BEEAH, la volontà di ispirarsi alle dune del deserto, insieme alle alte temperature presenti in loco, li ha portati rapidamente a scegliere di realizzare i rivestimenti esterni in lastre di GRC, essendo un materiale con una buona massa (e quindi inerzia termica), alta durabilità, sufficiente lavorabilità in termini di geometrie realizzabili e costo non particolarmente alto. Le lastre che hanno utilizzato in copertura sono piane e triangolari. Migliaia di lastre realizzate fuori opera che sono state modellate in modo parametrico in fase progettuale in modo da realizzare la complessa geometria prevista per la copertura, senza ricorrere ad alcuna lastra a curvatura semplice o doppia che, seppur fattibile, sarebbe stata indubbiamente più costosa. Per realizzare le curvature previste a progetto, si è quindi preferito modulare gli altri elementi della costruzione, in tecnologia a secco, ovvero sagomare la struttura primaria in acciaio, operare con distanziatori metallici di altezza diversa, piegare o curvare le lamiere grecate sottostanti al rivestimento esterno, modellare l’isolante termico secondo le curvature più utili. Le lastre utilizzate per le facciate opache hanno invece dimensioni più variabili, mediamente maggiori rispetto ai triangoli in copertura. Esse hanno una geometria generalmente non piana, quindi più articolata e complessa. Gli spazi interni sono realizzati in grandi lastre prefabbricate in GRP, più adatto per gli usi in ambiente interno e più facilmente lavorabile in loco per aggiustamenti e allineamenti millimetrici. Tutti questi elementi sono stati realizzati reperendoli nei luoghi più vicini possibile rispetto al cantiere, sia per questioni ambientali sia per ridurre i costi di trasporto, dallo stabilimento al luogo di utilizzo, visto che si tratta comunque di elementi pesanti e volumetricamente ingombranti.

SOSTENIBILITÀ PER CLIMI ESTREMI E TECNOLOGIE DIGITALI
Il progetto per il nuovo centro direzionale di BEEAH, come detto, nasce anche con finalità dimostrative e simboliche. Non stupisce quindi che, trattandosi di una holding internazionale, abbiano puntato sin da subito a ottenere, riuscendoci, una certificazione LEED Platinum. Alcune delle strategie adottate per raggiungere tale obiettivo sono state già esposte nelle pagine precedenti, come ad esempio la minimizzazione delle superfici vetrate e la loro collocazione in modo da ridurne l’esposizione diretta al sole e favorendo l’auto ombreggiamento da parte delle altre porzioni dell’edificio. Per quanto riguarda il ricorso a elementi costruttivi a elevata inerzia termica, oltre alle lastre prefabbricate di GRC utilizzate nelle chiusure di cui si è detto, un ruolo importante è svolto anche dalla grande cupola in calcestruzzo gettato in opera, con spessore di sessanta centimetri, che sovrasta maestosamente lo spazio centrale a doppia altezza. Oltre ad essa, anche la scelta di realizzare finiture interne in materiali massivi e quindi freddi, tra cui vi sono anche i pavimenti in due tonalità diverse di marmo chiaro, aiuta nel complesso a mantenere fresche le superfici. Per quanto riguarda la ventilazione naturale, essa è utilizzata in modo attento e calibrato, viste le caratteristiche del clima locale e il fatto di essere in una zona interessata dai venti dello Shamal che trasportano inevitabilmente la sabbia del deserto. Nei periodi in cui la ventilazione rientra nelle strategie ambientali dell’edificio, essa sfrutta: l’orientamento dell’edificio (che è stato disegnato per intercettare i venti prevalenti e quindi innescare riscontri d’aria), la corte interna che rimane fresca perché spesso in ombra, lo spazio centrale a doppia altezza. Gli obiettivi di sostenibilità sono raggiunti anche grazie all’uso esteso di intelligenza artificiale, tecnologie digitali e domotiche integrate nel funzionamento quotidiano dell’edificio. Oltre a quelle a cui si è già accennato, vi è anche un articolato sistema di gestione intelligente integrata di tutto il complesso che regola automaticamente l’illuminazione e la temperatura interna in base all’occupazione reale durante il giorno e in base alle condizioni climatiche esterne. Anche il progetto illuminotecnico, esterno e interno di tutto l’edificio, è stato studiato per mettere in risalto le geometrie, i percorsi e la spazialità fluida del complesso, ma anche per ottimizzare i consumi in base alle esigenze reali.

Scheda progetto
Architect: Zaha Hadid Architects (ZHA)
Design: Zaha Hadid and Patrick Schumacher
ZHA project director: Sara Sheikh Akbari
ZHA commercial director: Charles Walker
Periodo: 2014-2022
Total floor area: 9.000 mq
Committente: BEEAH Group
Project team: Gerry Cruz (Exterior Package Lead), Drew Merkle (Interior Package Lead), John Simpson, Matthew Le Grice, Maria Chaparro, Frenji Koshi, Leo Alves, Erwan Gallou, Vivian Pashiali, Alia Zayani, Alessandra Lazzoni, Zsuzsanna Barát, Dennis Brezina, Rasha Al-shami, Anna Mieszek, Elena Scripelliti, Eider Fernandez-Eibar, Marco Pavoni, Ben Kikkawa, Maria Vergopoulou-Efstathiou, Haohao Chen, Thanh Dao
Phase 1 project director: Tariq Khayyat
Phase 1 project architect: Kutbuddin Nadiadi
Engineer - structure / façade / acoustic / transport & civil: Buro Happold [London]
Engineer - MEP / lighting / fire protection & life safety: Atelier Ten [London]
Sustainability (design stage): Atelier Ten [London]
Sustainability (construction stage): Buro Happold [Dubai]
Cost: Gardiner & Theobald [London]
Project manager: Matthews Southwest [Dubai]
Landscape: Francis Landscape [Beirut]
Local architect: Bin Dalmouk [Sharjah], DSA Architects International [Dubai]
Main contractor: Al Futtaim Construction [Dubai]
Photos: Hufton+Crow, Luke Hayes, Rachid Khalil

Arketipo 166, giugno 2023, Offsite