Testimonianza di architettura civile di valore, ascrivibile al primo ventennio del secolo scorso, l'edificio di via Crollalanza 3, situato sul lungomare di Bari, è caratterizzato da una combinazione tra neoclassicismo locale e influssi derivanti dalla tradizione figurativa rinascimentale romana. Si tratta di un Palazzo INCIS (Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali) realizzato fra il 1928 e il 1930 su progetto dell’Ingegner Domenico Minchilli. Il complesso ha un impianto rettangolare, con angolo smussato verso piazza Diaz, ed è caratterizzato dal cortile interno sul quale si affacciano le unità abitative e gli ingressi ai quattro corpi scala; al cortile si accede da un pregevole portale fiancheggiato, su entrambi i lati, da due coppie di colonne con capitelli ionici.
Il complesso ricalca una caratteristica ricorrente negli edifici di inizio secolo: l’utilizzo di materiali e tecnologie differenti in diverse parti del costruito. Esso presenta infatti pietrame calcareo e malta idraulica per le fondamenta; le murature altezza strada, fino al piano rialzato sono foderate da un rivestimento presumibilmente in mattoni pieni o lastre in pietra non porosa, quelle perimetrali e di spina, dal piano rialzato in su e le partizioni interne, sono invece realizzate in tufo mentre le solette dei balconi sono state realizzate in conglomerato cementizio armato. Nell’aprile del 2018 è stata avviata una analisi del degrado dell’immobile, dovuto per lo più a carenze manutentive e i relativi lavori da svolgere per il suo restauro, al fine di preservarne il valore architettonico, garantirne il migliore inserimento paesaggistico nel contesto edificato urbano e a evitare potenziali pericoli per l’incolumità dei residenti e dei passanti.
I principali interventi di restauro in questa fase riguardano: il restauro delle facciate esterne (recupero delle cornici marcapiano e degli aggetti, dei balconi, degli elementi in calcestruzzo, restauro degli infissi e tinteggiatura di tutte le facciate esterne); il recupero delle coperture (recupero dei manti impermeabili); recupero dei torrioni delle quattro scale (impermeabilizzazione delle coperture e ripristino delle superfici interne degradate).
Boero è stata protagonista dell’intervento di restauro delle facciate esterne per un totale di quasi 6.000 m². L’azienda, come di consueto, ha fornito il proprio know-how attraverso consulenza tecnica sul posto e nella proposta di cicli applicativi ad alta tecnologia. Centrale è stato l’intervento del partner commerciale Il Decoro DIM che ha saputo assistere l’impresa Caporale, responsabile dell’intero progetto, nella scelta delle soluzioni più idonee. L’applicazione dei cicli è stata invece curata dall’impresa di pitturazione Cataldi-Candeliere-Scalera. Il progetto cromatico esterno ripropone il colore originale dell’immobile mentre il ciclo proposto è stato studiato considerando la varietà di supporti sui quali si doveva intervenire. In primo luogo è stato necessario risanare la facciata; il prodotto Laser 23 ha garantito l’igienizzazione dei microrganismi che hanno contaminato alcune porzioni delle superfici interessate.
Per garantire la massima traspirabilità, nelle parti in pietra e in tufo è stato utilizzato un ciclo ai silicati di potassio: Silnovo fondo 332 e Silnovo come finitura. Per le parti in cemento armato e per i sottoporticati è stato invece adottato un ciclo acril-silossanico: Ariete fondo 319 più finitura Acris.
Il progetto di restauro prevede anche interventi di recupero degli infissi metallici originali che caratterizzano le piccole finestre dei corpi scala. Qui è stato impiegato il più performante degli smalti ad acqua Boero; Boero HP associato al suo fondo, Primer HP, per garantire sia la durabilità del lavoro che la tutela ambientale (i prodotti sono certificati A+ Indoor Air Quality.)