Centro Culturale
EDOARDO SOUTO DE MOURA, CENTRO CULTURALE, MATHOSINHOS

Testo di Giovanni Polazzi
 
Sempre, in qualsiasi condizione d'intervento, l'intorno è capace di suggerire riferimenti e indicazioni operative che trasformano il progetto in un atto unico e originale. L'assenza di qualità di molti luoghi urbani e talvolta la costruita e preordinata distruzione del paesaggio perpetrata con successo ed in modo diffuso nell'ultima metà del secolo che si è appena concluso, non costituiscono in alcun modo l'alibi per giustificare atteggiamenti progettuali privi di carattere e di una propria specifica identità. A Matosinhos, alla periferia di Oporto,
Eduardo Souto de Moura si è trovato ad operare in una situazione quasi paradossale, tuttavia, raccogliendo l'invito e la sfida della committenza è riuscito, con un intervento tanto raffinato quanto semplice, a costruire una risposta architettonica di grande efficacia e intensità. Il contesto, tutto legato alla risoluzione di un interno, è rappresentato dalla volontà di occupare il grande vuoto cilindrico generato dalla presenza di una rampa elicoidale posta a servizio del parcheggio di un centro commerciale di recente costruzione. Il tema, concretizzatosi nell'ipotesi di riutilizzo di uno spazio di risulta, è stato affrontato dall'architetto portoghese come possibilità espressiva e coinvolgente di una significativa quanto singolare occasione progettuale.
Lo spazio inutilizzato racchiuso all'interno di un grande cilindro in cemento armato che definisce la semplice struttura di sostegno delle rampe carrabili per l'acccesso al parcheggio, è stato completamente rivestito con una cortina di mattoni che raccoglie, nella emblematica assolutezza dello spazio centrale, 12 metri di diametro per 22 metri di altezza, una convincente compostezza formale.
La grande lanterna posta alla sommità del volume originario illumina in maniera diffusa lo spazio e smaterializza l'ambiente verso l'alto come all'interno della ciminiera di un edificio industriale ottocentesco. Al centro, un lampadario a luce indiretta galleggia nello spazio come una scultura nel vuoto individuando il fuoco della sala superiore.
Il programma funzionale prevedeva al primo livello una sala espositiva di notevole altezza con accesso diretto dalla rampa esterna e al livello inferiore, in un'ambiente più raccolto, un piccolo auditorium con al centro una quinta in cemento che, oltre a sostenere la scala di collegamento fra i due livelli, delimita la sala dell'auditorium e ne consente una migliore qualità acustica.
L'integrità dello spazio è garantita anche al piano inferiore grazie alla capacità del progettista che è riuscito, con un misurato artificio, a sovvertire l'ordine naturale delle cose. La parete centrale in cemento, non appoggia a terra ma su due esili profili metallici disposti in senso trasversale, e consente così alla pavimentazione di estendersi in tutto l'ambiente senza soluzione di continuità. La sala espositiva, condizionata dalla geometria costruttiva dell'ambiente, sfrutta l'intero spazio del piano superiore attraverso un semplice sistema di sostegno delle opere che si avvale di ancoraggi posizionati nei giunti aperti dell'involucro ammattonato. Lo spazio si proietta in maniera naturale verso l'alto dove la superficie verticale vetrata della lanterna crea durante le ore diurne un suggestivo gioco di luci sulle pareti curve della sala. L'uso di materiali naturali e poveri, come in tutte le architetture di Souto de Moura, gioca un ruolo fondamentale all'interno del progetto; i mattoni fatti a mano e montati a giunto aperto rivestono interamente la superficie curvilinea del perimetro murario oltre a suggerire un effetto visivo particolarmente suggestivo, garantiscono una resa acustica ottimale. Le doghe di legno di grande dimensione che corrono su tutti i pavimenti rendono l'ambiente particolarmente accogliente.  Gli impianti per il trattamento dell'aria corrono nello spessore dei solai e sono collegati tra di loro da un cilindro in metallo che 'vive' come elemento autonomo all'interno della composizione spaziale.
Anche in questo progetto Souto de Moura è riuscito con semplici ma efficaci intuizioni a riproporre uno spazio espressivo dove la pelle traforata in mattoni pieni che riveste il volume cilindrico è in grado di trasmettere ai visitatori le vibrazioni di un luogo aulico.