La passerella in legno nella valle alpina di Bohinj, in Slovenia, è una struttura elegante, con un’identità riconoscibile, che si inserisce con delicatezza nel paesaggio naturale che la circonda. Questa valle, con il suo lago e il suo fiume Sava Bohinjka, fa parte del Parco nazionale del Triglav, dove tutti gli interventi architettonici sono regolamentati in modo piuttosto rigido. La passerella, che collega due villaggi, si trova vicino a un’ansa del fiume e va ad aggiungersi a un’ampia rete di piste ciclabili realizzate in precedenza. Le due sponde del fiume si differenziano sensibilmente: la sponda sinistra è relativamente naturale mentre quella destra è già urbanizzata da vari interventi (strada, parcheggio, muri di contenimento). L’asimmetria tra le due sponde viene bilanciata dalla linea retta orizzontale del ponte, oltre la quale si ammira il pittoresco scenario di cime montuose. Una caratteristica fondamentale è quella di essere un ponte coperto, tipologia ripresa in molteplici configurazioni in tutta la regione alpina (un esempio per tutti quello sul Brenta a Bassano del Grappa, su progetto di Andrea Palladio). Vi è in quest’opera un richiamo a strutture tradizionali locali adibite a piccoli ricoveri per il fieno: la forma storica viene ripresa ma trasformata tramite elementi architettonici contemporanei, sfruttando le nuove conoscenze e le nuove competenze in termini di materiali e forme. Il volume coperto è sostenuto in tre punti: peculiare è l’appoggio centrale su un pilastro ellissoidale in calcestruzzo che è fissato sulla roccia naturale del letto del fiume e presenta in sommità una sorta di capitello con “rami” in acciaio che vanno a sostenere le travi del solaio. La presenza di tali puntoni crea una certa trasparenza sotto tutto l’intradosso, evitando di spezzare in due il collegamento tra le sponde: inoltre, la forma ellissoidale del pilastro, da un lato è funzionale al passaggio dell’acqua, che può eventualmente lambire la colonna senza discontinuità di flusso sugli spigoli, dall’altro mantiene il pilastro più sottile nella vista longitudinale, enfatizzandone la snellezza.

La sezione del pilastro aumenta andando verso l’alto, in corrispondenza della ramificazione. Sulla riva sinistra è stato necessario aggiungere, per collegare le quote altimetriche, una passerella sopraelevata in acciaio e legno, lunga circa 25 metri, che porta dal livello campagna, situato a una quota più bassa di circa 3 metri, al livello del camminamento centrale. Tale porzione ha uno sviluppo sinuoso con una poligonale spezzata che le consente di evitare gli alberi e avere un andamento piuttosto naturale. La pianta del ponte è a forma di lettera “Y” asimmetrica: in corrispondenza della riva destra sul passaggio principale si innesta un braccio laterale lungo circa 14 metri, più stretto e senza copertura, che permette una circolazione più fluida considerando il layout dei percorsi da quel lato del fiume (nella fattispecie consente un miglior raccordo alla pista ciclabile). Il braccio laterale ha un parapetto campito da elementi verticali che richiama quello del corpo principale, benché con inclinazione opposta. Gli elementi portanti dell’impalcato sono quattro travi in acciaio lunghe 40 metri (con una griglia superiore di travi secondarie più piccole, ancora in acciaio) mentre il resto dell’opera è stato costruito in legno di larice locale, usando piccole sezioni disposte a interasse ridotto. La struttura in elevazione è composta da pilastrini verticali a sezione doppia abbinati a pilastrini inclinati che vanno a collegarsi allo sbalzo del tetto. Il parapetto, ritmato da un susseguirsi di listelli, è composto da un piano verticale interno e un piano inclinato esterno (parallelo ai pilastrini inclinati). Il corrimano è un piano largo circa 50 cm, inclinato verso l’interno e composto da tre tavole affiancate. L’intradosso di copertura presenta una fitta listellatura che ripropone la scansione incalzante del parapetto.

Grazie alle ampie sporgenze del tetto, il tratto centrale è ben protetto dall’acqua, mentre le parti esposte, sottoposte agli agenti atmosferici, si trasformeranno naturalmente nel tempo. Utilizzando materiali locali, i mastri costruttori hanno collaborato all’esecuzione, migliorando alcuni dettagli e semplificandone altri, tutto a favore della buona riuscita dell’intervento e della sua durabilità. Molto interessante è il processo decisionale che sta alla base del progetto in quanto l’amministrazione locale ha prima intervistato gli abitanti delle comunità dei villaggi coinvolti, ha raccolto il loro feedback e lo ha passato ai progettisti incaricati: ogni passo è stato presentato ai cittadini e ai diversi responsabili delle decisioni a livello di politiche turistiche. In seguito, per la gara d’appalto è stata emessa domanda a un fondo destinato a progetti eco-sostenibili e, essendo il progetto pianificato secondo i principi della sostenibilità, è stato selezionato: il finanziamento vinto ha coperto i tre quarti del costo totale. Dalla sua realizzazione nel 2021, il ponte è significativamente inserito nel contesto spaziale e sociale, ha ricevuto un’ampia gamma di apprezzamenti da parte di abitanti e turisti, dal pubblico generico e dai tecnici. Nonostante non sia “eclatante”, è diventato un’attrazione oltre che una piattaforma per la contemplazione, la poesia o la narrazione. Ha rafforzato la coesione sociale dei due villaggi, rappresentando parallelamente un “ingresso” alla sponda del fiume che si propone come naturale e “curativa”. Tornando all’aspetto sociale, grazie alla copertura i progettisti richiamano l’immagine della “casa sopra l’acqua”: non rimane solo un passaggio, è anche una piccola piazza riparata dalla pioggia, dalla neve e dal sole cocente. È diventato un punto di incontro e di passeggio popolare non solo per le due comunità, ma anche per i visitatori che iniziano qui le loro esplorazioni ciclistiche di Bohinj. Non è più solo un’infrastruttura, è anche (o soprattutto) un luogo da vivere e da condividere. Un luogo creato dall’uomo che ti fa stare bene.

LA DURATA DI VITA DEI PONTI DI LEGNO
I ponti a struttura interamente o parzialmente in legno si inseriscono in modo spontaneo negli ambienti naturali, come fossero un modo di riproporre un materiale legato al contesto circostante, benché proposto in una versione “antropizzata”. Naturalmente il legno usato per le strutture è ormai staccato dai cicli clorofilliani e, quando si decide di utilizzarlo all’esterno, è necessario farlo con attenzione e con preparazione: se si punta alla durabilità non solo va scelto il tipo di legno più adatto (ad esempio larice piuttosto che abete se esposto all’acqua) ma la progettazione stessa deve improntarsi a scelte oculate, con particolare attenzione nello sviluppo dei dettagli costruttivi. Il processo che consentiva lo scorrimento della linfa all’interno delle fibre delle piante diviene ora qualcosa da evitare assolutamente: guai se le fibre fossero messe in condizione di assorbire acqua. I ponti coperti, ovvero dotati di un tetto lungo il loro sviluppo, sono senz’altro avvantaggiati: il tetto protegge dalla neve in inverno e dalla pioggia e dal calore in estate. Tuttavia, da solo non è una misura esaustiva: la vita dei ponti è determinata da un progetto completo che richiede accorgimenti a vari livelli. Possono essere necessari, ad esempio, elementi di sacrificio destinati ad essere mantenuti e/o sostituiti nel corso del tempo, oppure la geometria del ponte può avere una forma favorevole: più larga superiormente e più stretta inferiormente, consentendo di mettere al riparo la struttura portante alla base. Il ponte nella valle di Bohinj da questo punto di vista rappresenta un esempio virtuoso: solo il braccio diagonale e la passerella sulla riva sono aperti e con l’impalcato esposto, quindi, il legno invecchierà nel corso dei decenni (nel senso che il larice cambierà colore) e, se e quando necessario, gli elementi eventualmente indeboliti saranno sostituiti. Parlando di durata delle strutture non si può non menzionare l’importanza di una manutenzione programmata nel tempo, per il legno come per tutti gli altri materiali.

Scheda progetto
Progettista: Atelje Ostan Pavlin
Location: Bohinj, Slovenia
Committente: Municipality of Bohinj
Planning period: 2016-2021
Apertura: 2021
Program: Cycling and Pedestrian Bridge
Authors: Atelje Ostan Pavlin - Aleksander Ostan and Nataša Pavlin
Collaborator: Anže Repinc
Structural engineering: Konzola, Luka Pavlovčič
Open space (landscape) design:
Authors: Atelje Ostan Pavlin - Aleksander Ostanand, Nataša Pavlin, Jana Kozamernik
General contractor: Gorenjska gradbena družba
Photos: Miran Kambič, Aleksanderostan, Anže Repinc, Gašper Sajovic, Aleš Zdešar

Arketipo 159, Infrastrutture, novembre 2022