Inaugurata l’estate 2023 dal re e dalla regina di Spagna, la Galería de las Colecciones Reales è il polo museale che riunisce tutte le Collezioni Reali, ovvero il patrimonio nazionale spagnolo. L’idea di questo museo partiva da due premesse: l’integrazione con il paesaggio (che nel luogo è un’interazione costante tra componenti naturali e interventi urbani e architettonici) e la conservazione del carattere pubblico e aperto della piazza della Almudena. L’edificio è una espressione notevole degli stilemi propri di Mansilla+Tuñón: una facciata di geometria semplice e asciutta che crea un’armonia innovativa in un contesto eccezionale. Lo studio, fondato nel 1992 da Emilio Tuñón Álvarez e Luis Moreno Mansilla, ha lavorato all’intersezione tra teoria, pedagogia e pratica, attraversando commissioni pubbliche e private, esprimendo la propria idea architettonica in opere pluripremiate. L’interesse specifico per l’architettura museale ed espositiva ha portato Mansilla e Tuñón (e poi, dopo la scomparsa improvvisa di Mansilla nel 2012, il solo Tuñón) a originali e raffinate interpretazioni del tema. Incastonata tra elementi naturali, urbani e architettonici, la Galería de las Colecciones Reales ha richiesto venticinque anni di lavoro (nove dei quali di costruzione) per vedere la luce. L’idea di un polo museale unitario per le collezioni del patrimonio della Corona è nata durante la Seconda Repubblica, poi ripresa nel 1998, per arrivare a una composizione eccezionale, in perfetto rapporto con il circostante contesto.
Le collezioni artistiche custodite nel museo percorrono più di cinque secoli di storia culturale spagnola; la composizione elegante e asciutta di Mansilla e Tuñón risulta in raffinato contrasto con la magnificenza barocca delle esposizioni, che raccolgono un campionario di oggetti che facevano parte delle collezioni dei monarchi di Spagna. Nella galleria sono esposti dipinti, sculture, mobili, arazzi, orologi e gioielli, vasellami e cristallerie, armi, mappe, documenti e arte decorativa in genere. L’edificio è collocato in prossimità del Palazzo Reale di Madrid, residenza ufficiale della famiglia reale spagnola, eretto dove un tempo sorgeva l’Alcàzar musulmano, su progetto di Filippo Juvarra. Dinnanzi al Palazzo Reale si trova invece la Catedral de Santa Maria la Real de la Almudena, l’edificio religioso più importante della città, costruita a partire dal 1883 in stile neoclassico all’esterno e neogotico all’interno. Questo complesso monumentale occupa un’altura che affaccia sul Campo del Moro, i giardini del Palazzo Reale voluti da Filippo II, punteggiati di imponenti fontane neoclassiche. L’edificio è quasi invisibile dall’esplanade di accesso e si sviluppa con un insolito percorso verticale, definendo uno spazio lineare verso il Campo del Moro. Questo approccio ha consentito ai progettisti di seguire il tema del Palazzo Reale e di garantire una perfetta integrazione dell’opera con il contesto, mantenendo comunque caratteri assolutamente contemporanei. L’elemento più riconoscibile è la grande facciata-muro, visibile dal Campo del Moro, che completa il paesaggio urbano. La facciata è infatti l’elemento centrale dell’edificio: è costituita da pilastri in calcestruzzo armato ricoperti da lastre in granito sulla superficie esterna. L’edificio ha una lunghezza di 145 metri, e copre un dislivello di 32 metri, sviluppandosi su sette piani. La superficie del museo supera i 40.000 mq, 8.000 dei quali sono dedicati al pubblico.
Il percorso museale si articola dall’accesso principale, al livello del Palazzo Reale, dal lato della piazza verso il Mirador de la Cornisa. Il piano di accesso ospita i servizi museali: bookshop, guardaroba, caffetteria e auditorium. Per accedere alla Galleria, si scende ai tre piani inferiori, il primo dedicato alla dinastia degli Asburgo, il secondo ai Borboni, e l’ultimo alla città di Madrid. Durante gli scavi per la costruzione, sono venuti alla luce resti archeologici della muraglia araba del IX secolo, visibili a questo piano. Le tre sale espositive, da 120 metri di lunghezza per 16 di ampiezza, sembrano tre grandi scafi navali, scansiti dalla struttura a vista. L’architettura delle immense navate ha consentito al museografo Manuel Blanco di definire un allestimento moderno, caratterizzato da pannelli mobili che creano relazioni e richiami tra le opere esposte. L’edificio ospita anche spazi specificamente dedicati alla gestione e conservazione dei beni culturali custoditi: in particolare, sono presenti magazzini attrezzati, una baia di carico per la ricezione delle opere, e una sala polivalente per la conservazione preventiva. I magazzini sono attrezzati con armadi dotati di cilindri metallici per arrotolare i tessuti, e con una gru a quattro bracci per movimentare le opere. Il sistema strutturale è costituito da un sistema di cornici a telaio in calcestruzzo armato. I pilastri, realizzati in calcestruzzo bianco, sono lasciati a vista; anche le travi, ribassate rispetto all’intradosso dei solai, sono a vista creando una successione di cornici costituite proprio da travi e pilastri. All’interno delle sale espositive i controsoffitti sono realizzati in elementi modulari di alluminio estruso laccato bianco, sospesi tramite pendini regolabili, che integrano il sistema di illuminazione e gli impianti. I materiali prevalenti creano un piacevole contrasto tra il grigio del calcestruzzo e del granito, il legno di rovere dei serramenti interni e di elementi d’arredo, e il bianco pulito dei controsoffitti. Le pavimentazioni sono in granito grigio. All’interno, gli spazi sono strutturati come articolazione di pieni e vuoti, in un tentativo di semplificazione che asseconda le contraddizioni dell’architettura contemporanea. Le viste sui giardini create dal ritmo tra parti vetrate e opache nelle sale espositive esplicitano i pilastri di facciata come “pieni” tra i vuoti della struttura. Le scelte strutturali, illuminotecniche e compositive hanno consentito di armonizzare l’architettura e risolvere il conflitto tra i pieni e i vuoti. La Galleria è stata concepita dagli architetti come un plinto, un basamento per il complesso architettonico del Palazzo Reale, e come una successione di cornici sui giardini dall’interno: un “muro abitato”, edificio interstiziale che si incastra nel contesto e che dialoga con la ricchezza del suo contenuto con sorprendente complicità.
UN EDIFICIO COMPLESSO DI COMPLESSA REALIZZAZIONE
La costruzione del complesso non è stata semplice, a causa del particolare e delicato contesto in cui è inserito. In particolare, la fase di scavo ha richiesto particolare attenzione. Il suolo è composto da diversi strati, con caratteristiche diverse tra loro, e nelle fasi di scavo sono stati rinvenuti vari reperti archeologici. In particolare, è venuta alla luce una porzione delle antiche mura musulmane, che è stata conservata e valorizzata. Le opere di costruzione sono state completate in quattro fasi, dal dicembre 2006 al dicembre 2015. Sono stati movimentati 235.000 mc di terra e gettati 47.000 mc di calcestruzzo bianco. La prima fase è stata quella del recupero dei reperti. Successivamente, è stata realizzata una serie di pali da 45 m di altezza, connessi tra loro da travi in calcestruzzo armato. A questo punto, dopo la stabilizzazione del profilo di scavo, si è proceduto alla rimozione del terreno per strati, procedendo con ancoraggi provvisionali sino alla quota finale di fondazione. La seconda fase, realizzata tra il 2008 e il 2011, ha riguardato l’esecuzione delle opere di fondazione e poi delle strutture di elevazione. È stata realizzata la platea di fondazione e poi gli elementi strutturali verticali (pilastri) in calcestruzzo bianco, realizzati in opera. La terza fase, dal 2011 al 2013, ha riguardato la realizzazione di tutte le opere civili e il rivestimento degli elementi in facciata con le lastre in granito. Gli ultimi elementi posati sono stati i serramenti, quindi le porte realizzate in legno di rovere interno e alluminio esterno, e le finestre in acciaio laccato. L’ultima fase ha riguardato tutte le partizioni e le finiture interne, semplici ma raffinate. Successivamente è stato avviato il progetto museale di allestimento. La distribuzione impiantistica avviene attraverso un grande cavedio centrale di 50 m di altezza. La zona dell’edificio destinata agli spazi di servizio, non aperti al pubblico, si articola su molti più livelli rispetto agli spazi museali (14 piani), gestiti da diversi ascensori. Per movimentare le opere è stato predisposto un particolare montacarichi da 10.500 kg di portata. L’edificio “funziona” grazie a un BMS che controlla ogni aspetto impiantistico avvalendosi dei dati di sensori.
Scheda progetto
Architectural design: Luis M. Mansilla and Emilio Tuñón
Client: Patrimonio Nacional
Competition date: 2002
Design project date: 2003
Work start date: 2015
Work completed date: 2016
Built area: 50,000 mq
Collaborators: Carlos Brage, Rubén Arend, Matilde Peralta, Andrés Regueiro, Clara Moneo, Teresa Cruz, Bárbara Silva, Jaime Gimeno, Stefania Previati, David Nadal, Oscar F. Aguayo, Carlos Martinez de Albornoz, Asa Nakano, Coco Castillón, Javier González Galán, Mila Moskalenko, Inés García de Paredes
Principal engineerings: J.G. Asociados, Alfonso Gómez Gaite
Civil engineers: Santiago Hernán, Luis Baena
Architects exhibition areas: Manuel Blanco (Héctor Navarro as collaborator)
Architects non-exhibition areas: Emilio Tuñón and Carlos Brage
Graphic design: Manuel Estrada
Constructor: UTE Empty & Telefónica
Competition date: 2017-2018
Design project date: 2019-2021
Work start date: 2021
Work completed date: 2023
Photos: Luis Asín, Mansilla + Tuñón Arquitectos