Gion A. Caminada
Stiva da morts
Carlo Prati
Realizzato nel 2002 da Gion A. Caminada, la stiva da morts è un edificio pubblico a vocazione religiosa, annesso alla chiesa ed al cimitero di Vrin, un piccolo insediamento rurale ai margini estremi della Valle Lumnezia cuore dell'area Romanda del Canton Grigione. Due sono gli elementi da cui scaturisce il portato simbolico connesso all'edificio. In prima istanza, la funzione: la stiva è il luogo in cui si espone il feretro durante il periodo di lutto che precede la sepoltura delle salme, uno spazio in grado di rappresentare il limite fisico tra due categorie di opposti (vita-morte). Il secondo dato di rilievo è di carattere biografico: Caminada vive e lavora a Vrin e qui ha avuto occasione di realizzare un cospicuo numero di architetture. Il luogo viene interpretato contemporaneamente, come spazio vitale di una comunità i cui ritmi sono fortemente dipendenti dalla natura e come patrimonio di nozioni e tecniche legate alla tradizione costruttiva. Prima di descrivere l'intervento si rende necessaria una breve premessa: estrema importanza ha ricoperto la ricerca condotta da Gion A. Caminada intorno al significato collettivo associato alla morte. Abitanti e progettista parteciparono ad una serie di incontri che misero in luce i concetti chiave a partire dai quali il manufatto doveva costruire la sua essenza e natura più intima. La stiva da morts si configura fin dall'inizio come un luogo condiviso e ambivalente, adatto ad ospitare comportamenti quotidiani e cerimonie pubbliche, capaci di trasformare la tumulazione in un rituale simbolico, rendendo allo stesso tempo sopportabile la realtà assoluta della morte. La trasfigurazione di questi contenuti si persegue mediante l'adozione di una tipologia derivata da quella dell'abitazione privata. Lo spazio è suddiviso in tre grandi ambienti: la sala, la cucina e l'ingresso. Allo stesso tempo, alla scala urbana, l'edificio diventa luogo di transizione, tra il sacro incarnato dal cimitero, e il profano, rappresentato dall'abitato circostante. Scendendo più nel profondo, l'analisi e la ricerca degli elementi simbolici e dei portati persistenti e nascosti dell'edificio rivela ulteriori e inaspettate allegorie. Il piano di sostegno in cemento della stiva da morts si configura come elemento di cruciale importanza per la trasmissione di allegorie mediante il vocabolario architettonico. Il primo dato da cogliere è strettamente connesso alla configurazione bidimensionale: la pianta del basamento si apre nei quattro angoli del quadrato di base fornendo contemporaneamente un appoggio sufficiente per la struttura portante ed una soluzione d'angolo di grande impatto plastico e visivo. Queste scelte compositive definiscono una configurazione planimetrica molto vicina alla forma della spirale, da sempre simbolo del fluire ciclico dell'energia: vita e sole sono gli elementi trasfusi nel disegno del podio. Proiettato nello spazio tridimensionale quest'ultimo rivela un altro riferimento poetico predominante: dovendo adattare la conformazione dell'edificio a un terreno fortemente scosceso, armonizza le tracce presenti e se ne appropria; diventa in buona sostanza una scala, un paradigma che determina un richiamo implicito e metafisico alla morte. Nella Stiva, la struttura portante è costruita in legno secondo una tecnica tradizionale molto diffusa nei Grigioni denominata Strickbau (costruzione ad incastro). Il processo mediante il quale si realizza questo sistema autoportante in legno scaturisce dalla sovrapposizione degli assi, questi possono essere anche elementi prefabbricati irrigiditi per mezzo di una apposita "fasciatura"; mano a mano che si procede nella costruzione si realizza la suggestiva e caratteristica soluzione d'angolo: la simbiosi che così si stabilisce, tra aspetto esteriore e tecnologia costruttiva, esalta le qualità plastica dell'intero manufatto. Ma l'edificio presenta una notevole variazione sul tema. L'architetto di Vrin decide infatti in questo caso di raddoppiare la struttura (doppelte Strickbau), di rinserrare gli ambienti all'interno di una doppia pelle in legno in grado di restituire l'illusione di un corpo cavo scavato nel tronco di un albero. Il muro perimetrale esterno si apre quindi al vuoto, come se una bolla d'aria fosse scaturita al suo interno, determinando una zona di transizione in grado di comprimersi e dilatarsi. E' dunque nei punti in cui il tessuto portante si interrompe che questo trova massima espressione e vigore. Le finestre dell'edificio di Vrin sono montate nella struttura in modo da configurarsi come collegamento tra lo strato interno ed esterno. L'elemento che separa, acquista una forte valenza plastica e unificatrice richiamando la configurazione di un labirinto, simbologia che si può ritrovare più volte all'interno del manufatto in quanto articolato in massima parte da incastri e sovrapposizione di trame. Il labirinto ci riconduce al tema della morte laddove si ravvede in esso una rappresentazione archetipica di una danza rituale. Caminada si serve del materiale per trasfondere nella struttura la dimensione sacrale. Il legno si differenzia nel trattamento: verso l'esterno la costruzione è stata rivestita con la caseina, una miscela mista tra Quark (una specie di formaggio bianco) e calcare; all'interno invece le pareti ed il soffitto sono protetti da uno strato di lacca translucida (Schelllack). La tinta bianca, che permette di avvicinare la stiva all'edificio religioso e di ereditarne al contempo le valenze spirituali e simboliche, trattiene la luce così come l'infinito spettro delle variazioni tra il chiaro e lo scuro. E' questa variazione perpetua a racchiudere il senso stesso della proprietà vivente associata al materiale, contemporaneamente modificato e protetto dagli agenti esterni per mezzo dei rivestimenti applicati sulla sua superficie. Infine, il tetto si configura come momento determinate per il rapporto di rimando ideale che questo realizza con le vette dei monti. Aldilà di ogni evidente riferimento alla roccia, alla pietra, prodotto dall'uso di questa per il manto di copertura, si sottolinea l'importanza del sistema di giustapposizione delle scaglie; queste ultime mantenute allo stato grezzo sono sovrapposte le une sulle altre con un andamento che ricorda ulteriormente il susseguirsi dei gradini di una scala. La tensione verticale è esaltata in modo considerevole: allude ad un ascensione verso l'alto che ci riconduce all'allegoria simbolica della morte, ad un orizzonte ideale tra due universi disgiunti ma stereometrici.