Trasparente, fluida, luminosa, organica. Tutti aggettivi adatti a descrivere la struttura lignea dell’Haesley Nine Bridges Golf Club di Yeoju (a due ore di macchina da Seoul). La clubhouse annessa al campo di golf è un complesso di circa 21.000 mq, sviluppato su quattro livelli (uno interrato, tre fuori terra) e composta da tre fabbricati: l’edificio principale, aperto a tutti i membri del circolo, che ospita l’atrio d’ingresso (su due livelli), locali di servizio e una lounge con terrazza al piano superiore; una zona ricettiva con suite private, caratterizzata da una finitura esterna essenzialmente bianca; un’area per i soci VIP, posizionata tra i due blocchi precedenti, con una grande terrazza che guarda verso i campi da golf. Per ognuno dei tre volumi è stato utilizzato un diverso materiale da costruzione: in modo significativo il legno per il corpo principale, l’acciaio per le suite e cemento armato per l’area VIP. È innegabile che sia la “foresta” di legno della clubhouse a determinare il carattere e il segno di riconoscimento dell’intero stabile: su una maglia di 9x9 m sono distribuite ventuno colonne di legno lamellare, alte 13,60 m (si estendono per l’altezza di tre piani), che sostengono una copertura di 36x72 m (l’intreccio dei rami si sviluppa pure all’intradosso dello sbalzo perimetrale, largo circa 4,5 m). Le colonne sono costituite da dodici elementi di legno lamellare legati insieme che, in sommità, si aprono come un imbuto, come il calice di un fiore, e fanno da appoggio a trentadue elementi voltati costituiti da un guscio a graticcio: l’effetto è quello di una vera e propria chioma che si estende fluidamente su tutta la superficie del tetto (circa 2.500 mq).

Il passaggio dall’elemento verticale a quello orizzontale avviene senza soluzione di continuità, con estrema naturalezza, come è tipico delle forme naturali: le dodici parti del tronco continuano nell’intreccio soprastante formando alcune delle nervature diagonali. L’intreccio è caratterizzato da maglie esagonali e triangolari che risultano dall’intersezione di linee parallele in tre diverse direzioni: una texture molto simile a quella di un tipico oggetto coreano chiamato “la moglie di bambù” (diffuso soprattutto in passato, quando non esisteva l’aria condizionata), ovvero un cilindro ricavato con strisce di bambù intrecciate (lungo circa 110 cm con una circonferenza di 65 cm) che, essendo cavo e facilmente attraversato dall’aria, se abbracciato, consentiva di dormire meglio nelle notti di caldo opprimente e umidità eccessiva. Per rendere fattibile il progetto, è stato messo a punto un sistema di connessione a coppie di giunti sovrapposti che, grazie alle lavorazioni eseguite sulle nervature, permettono di creare la maglia sovrapponendo cinque diverse orditure: il risultato è estremamente pulito perché i “rami” si compenetrano l’un l’altro.  La struttura di legno, visto il suo grande valore estetico, è stata lasciata interamente a vista: per soddisfare le normative e ottenere l’approvazione per il comportamento in caso d’incendio, è stata sovradimensionata in modo da rimanere con una sufficiente sezione residua dopo fuoco. Tutte le unità lignee di base sono curvate in almeno una direzione, per la maggior parte in due, e sono lavorate per predisporre i giunti.

La messa in opera di una intelaiatura con questo elevato grado di complessità era fattibile solo con l’aiuto di avanzati programmi di elaborazione dati e di macchine a controllo numerico (nel caso specifico a cinque assi): per la progettazione, il calcolo delle geometrie spaziali e la produzione delle stesse si è fatto ricorso a professionisti svizzeri che avevano già dimostrato le loro competenze ingegneristiche durante la realizzazione del Centro Pompidou di Metz, su progetto di Shigeru Ban Architects. La struttura di Yeoju è stata non solo digitalizzata ma anche prodotta in Svizzera prima di essere imbarcata e poi assemblata in Corea del Sud. Sulle chiome appoggia un reticolo incrociato di travi principali e secondarie sulle quali è fissato un pannello di legno a tre strati: in questo solaio di colore chiaro sono inseriti ventuno lucernari tondi con un diametro di circa 3 metri, posizionati esattamente sopra ai “tronchi”. Questi lucernari e l’ossatura permeabile inferiore garantiscono un notevole ingresso di luce e un buon contributo alla ventilazione naturale degli spazi interni. Lo spazio dell’atrio è circondato da pareti vetrate che lo rendono completamente trasparente (benché affiancato da un podio di pietra locale sui due lati lunghi, in corrispondenza di aree più private, quali spogliatoi, bagni e locali di servizio): le chiusure verticali sono sgombre da elementi strutturali perché le tipologie dei fissaggi delle colonne e della griglia superiore sono tali da non rendere necessari ulteriori sistemi di controventamento per l’edificio. Il livello più basso della facciata (alto circa 4,5 m) è composto di lamelle vetrate (larghezza circa 4 m) impacchettabili sul marcapiano superiore: quando sono chiuse, l’atrio è totalmente aperto verso l’esterno, collegando la clubhouse al contesto che la circonda (in modo simile alla soluzione adottata per le logge degli uffici Tamedia a Zurigo). Il progetto dimostra le potenzialità legate a fasi di lavoro altamente informatizzate, lasciandoci sperare che ci possa essere in futuro un incremento di queste forme articolate e organiche: un valido stimolo per raggiungere sempre maggiori livelli di ingegneria coniugati a esiti architettonici emozionanti.

DIGITALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Sono stati impiegati 315 mc di travi curve e 215 m3 di travi dritte per un totale di 3.500 elementi suddivisi in 467 tipologie, richiedendo l’elaborazione di circa 15.000 dettagli relativi a giunti sovrapposti. Tale copertura, nelle fattezze che possiamo ammirare a Yeoju, non avrebbe potuto essere tradotta in realtà senza un processo digitale che facesse fluire un’elevata quantità di dati multiformi dalla fase di progettazione a quella di produzione. Tuttavia non si deve pensare che l’esistenza di software sofisticati sia sufficiente. A ogni step molti sono i criteri da tenere in considerazione, e alcuni possono essere in contraddizione. Quando si tratta di definire le dimensioni degli elementi da produrre per esempio, bisogna valutare molteplici aspetti: le sezioni e le lunghezze disponibili per il materiale di partenza, i limiti della macchina CNC, lo sfrido ottenuto partendo dal materiale grezzo (maggiore sfrido è in relazione a maggiori costi e minore sostenibilità), i mezzi di trasporto utilizzabili (motrice, bilico, container ecc.), l’ottimizzazione di carico dei mezzi di trasporto (le travi curve possono creare ingombri che fanno “perdere” spazio), i mezzi di sollevamento e le loro portate su un determinato sbraccio, la situazione del cantiere (accessibilità, interferenza con altre attività, vincoli del cronoprogramma ecc.), i costi derivanti da ogni singola scelta. Quando si affrontano strutture complesse sarebbe, quindi, auspicabile collaborare, sin dalle fasi iniziali, con consulenti che possano dare linee guida utili a impostare il progetto nel modo corretto, a vantaggio di tutte le figure coinvolte e dell’opera finale.

Scheda progetto
Progettista: Kyeong-Sik Yoon - KACI International and Shigeru Ban Architects Committente: CJ Haesley Nine Bridges
Periodo di costruzione: July 2008 - April 2010
Area edificio: 4,299.28 mq
Localizzazione: Yeoju, Gyenggi, South Korea
Ingegneria strutturale: CS Structural engineering - Creation Holz
Ingegneria impiantistica: Hana Consulting Engineers, Sahm- Shin Engineer
Analisi geometriche: designtoproduction
Calcolo struttura di legno: SJB.Kempter. Fitze
Periodo di progetto: November 2006 - June 2008
Area lotto: 1,128.37 mq
Area totale costruita: 20,995.64 mq
Premi: World Architecture Award 2010
Impresa principale: CJ Engineering & Construction
Produzione e montaggio struttura di legno: Blumer- Lehmann
Photos: Hiroyuki Hirai

Arketipo, 102, Coperture, maggio 2016