[©(c)Roland Halbe; Veroeffentlichung nur gegen Honorar, Urhebervermerk und Beleg / Copyrightpermission required for reproduction, Photocredit: Roland Halbe]

All’interno del grande raccordo periferico di Parigi, nel 19esimo arrondissement, una ex fabbrica ha riacquistato vita grazie al piano urbanistico elaborato dall’architetto Francois Leclercq; un concorso, che ha visto vincitori prima OMA, poi Floris Alkemade con Xaveer de Geyter e 15 architetti di fama internazionale, ha attribuito a ognuno la trasformazione di uno o più dei 23 blocchi che definiscono questo “grattacielo orizzontale”. Con i suoi 617 m, l’Entrepôt Macdonald è il più lungo edificio di Parigi, interrotto solo al piano terra da un generoso passaggio che ripristina il collegamento in precedenza negato tra Porte de la Villette e la periferia parigina. Ai piani superiori, la continuità architettonica viene contrapposta alla separazione tra funzioni. Le Cargo si colloca nella parte più orientale dell’edificio e condivide i fronti laterali con la scuola progettata dall’architetto Kengo Kuma, un cappello decostruito che ripara dal sole con facciate di vetro schermate da frangisole metallici, e con gli uffici di Leclercq e Marc Mimram, dove l’orizzontalità si fa più schietta con l’alternanza di vetro e metallo. Le Cargo è un edificio per uffici dal gusto anglosassone, è fatto per essere vissuto in modo trasversale. Evocativo e senza paura di osare all’esterno, è gentile, bilanciato, misurato all’interno. I requisiti e i vincoli dettati dal masterplan e dalla preesistenza si interfacciano con le necessità di attività creative, traducendosi in uno spazio di lavoro dinamico adattabile a nuovi usi. Le facciate ripropongono ai primi due livelli la scansione esistente, peraltro condivisa con tutto il resto dell’intervento, per poi esplodere ai piani superiori con un rivestimento che accentua l’unicità della funzione interna. Alle lamelle di calcestruzzo prefabbricato del primo piano, il secondo risponde con un livello, più neutro, completamente vetrato, che separa il sopralzo dalla preesistenza, per poi esprimersi liberamente nei piani superiori.

Il bianco e il nero dei fronti sud e nord riflettono la natura binaria del mondo digitale. Finestre circolari di diverse dimensioni arricchiscono il codice che permea l’edificio e introducono un diverso linguaggio che trova le sue radici nella Op Art. L’incubatore di start-up, che usa la vecchia struttura come fosse un piedistallo, riqualifica la porzione esistente rispondendo alla richiesta di un’apertura verso la città con una chiusura del piano terra, di dimensioni relativamente modeste, e una piazza coperta al primo piano. Qui Odile Decq fa sfoggio della sua filosofia cromatica giustapponendo al rigoroso ritmo bicromatico, bianco e nero, forme morbide di colore rosso brillante che galleggiano nello spazio. Sono le idee, la creatività che si manifesta, visibili dall’esterno, vivibili all’interno. Al secondo piano, le aree relax e la caffetteria godono di un grande patio circondato da coperture a verde. Diversi a ogni livello sono i bagni, che introducono colori vivaci. Le Cargo sfrutta la rigida composizione dell’esistente e il carattere polivalente del programma per proporre un edificio per uffici che promuove gli scambi e la circolazione di idee, contrapponendo ai locali prettamente operativi un cortile centrale a tutt’altezza che organizza le attività di supporto e fornisce luce naturale. La distribuzione degli spazi di lavoro è doppia, una verso il cortile, l’altra verso l’esterno, lungo i fronti principali nord e sud e parzialmente lungo il fronte orientale. Sparse ai vari livelli, terrazze praticabili, passerelle sopraelevate, aree comuni e spazi di lavoro informale si articolano tra gli uffici dalle dimensioni generose, per coniugare pubblico e privato in un ambiente che stimola la creatività condivisa, “accidentale”. Sin dal principio la ristrutturazione de l’Entrepôt Macdonald ha previsto elevati standard volti alla sostenibilità del costruito. Il carattere innovativo de Le Cargo non si è limitato alla sua forte espressione architettonica ma, al contrario, si distingue anche per le sue qualità ambientali. Le Cargo è l’unico edificio del Macdonald che è riuscito a raggiungere il più alto numero di certificazioni, dal rispetto della RT2005 all’etichetta BBC-Effienergie e, dunque, alla certificazione HQE, tutte accomunate dall’attenzione prestata al ciclo di vita dell’edificio, dalla progettazione alla costruzione.

Inoltre, Le Cargo è costruito con prodotti e realizzato con processi che rispettano l’ambiente, funziona ottimizzando il consumo di energia, di acqua e la gestione dei rifiuti. Il comfort interno è raggiunto a livello acustico, visivo, olfattivo e per la qualità sanitaria degli spazi, quindi aria e acqua. L’attenzione alle condizioni di comfort visivo all’interno degli uffici è garantita da schermature orizzontali fisse sul fronte sud e dal patio centrale totalmente vetrato, che riduce il consumo elettrico e regala una vista sull’esterno. La finitura a verde delle coperture, per un totale di 1.500 mq, migliora il comfort dal punto di vista psicologico, poiché visibile a tratti dai piani superiori, e recupera una parte della superficie drenante altrimenti inesistente. Le Cargo è stato definito il “vaisseau amiral” della nuova imprenditoria digitale, il fiore all’occhiello di una Parigi che ha aperto al mondo delle start up. Le Cargo trasporta nel mondo digitale la gloria passata delle fabbriche Macdonald, riconvertite in spazi malleabili, riconfigurabili, in movimento, che ben delineano l’approccio del fare contemporaneo.

FORME FLUIDE NELLO SPAZIO: IL ROSSO
L’elemento di contrasto de Le Cargo sono le bolle rosse, che Odile Decq identifica come le idee che balenano nella testa di chi pensa, lavora, crea. L’architetto parte da piani orizzontali per poi inserire forme fluide, che galleggiano nello spazio sostenute da tiranti di acciaio, sopra, e dai collegamenti di accesso, sotto. La struttura principale delle pareti curve è un susseguirsi di travature reticolari di acciaio verticali, alte 200 mm, e ripetute, con forma quasi sempre diversa, ogni 400 mm. L’irrigidimento avviene per mezzo di un profilo di acciaio ad anello saldato a ciascuna trave e posto a mezza altezza, coadiuvato dalla presenza del piano orizzontale costituito da travi HEB 500 nelle due direzioni principali e da travi di bordo UPE 300, ulteriormente irrigidito con elementi controventanti. Le bolle, modellate prima in 3D, sono state poi discretizzate in pannelli di gesso stampati alternati a pezzi realizzati in cantiere. Per la messa in opera, i pannelli di gesso sono stati forati per poter essere curvati con facilità, seguendo la tecnica del plâtre cintré, e montati direttamente sulla struttura metallica. La finitura esterna è costituita da uno strato di circa 50 mm di intonaco spruzzato a mano e verniciato di colore rosso cangiante. All’interno delle sale VIP è riproposto lo stesso materiale, bianco, in alcune porzioni con proprietà di assorbimento acustico migliorate. In ogni sala, separata dal resto dei locali da un triplo strato di isolamento termo-acustico di 200 mm, si sviluppa un vero e proprio microclima. Il ricambio d’aria avviene per mezzo di griglie di ventilazione a pavimento che permettono la fuoriuscita di aria esausta sfruttando la differenza di pressione tra l’interno della bolla e l’interno dell’edificio.

PIANI IN MOVIMENTO: IL BIANCO E IL NERO
In perfetto stile Odile Decq, bianco e nero si relazionano l’un l’altro rimbalzando nelle tre dimensioni. Il sistema binario è evidenziato dal rivestimento esterno in pannelli compositi di alluminio, dove bianco e nero sono alternati a “stringhe” e bucati da finestre circolari di diversa dimensione. Le fasce sono l’informazione, il codice a barre de Le Cargo, i cerchi rappresentano lo 0, che, alternato all’1, descrivono il sistema binario. Tutto nero a nord, tutto bianco a sud; il passaggio tra i due colori avviene sul fronte est, dove le due componenti si amalgamano a formare una parete bianca e nera interrotta da cerchi di vetro. L’effetto finale è un’illusione ottica: piani che sembrano muoversi. Le finestre circolari sono inserite in strutture metalliche realizzate ad hoc in officina e imbullonate a profili scatolari con la predisposizione di piastre saldate per l’aggancio delle circonferenze metalliche. Le porzioni opache sono concluse da pannelli di alluminio composito larghi 100 cm e alti quanto l’interpiano. La finitura di lunga durata del rivestimento metallico è garantita da un procedimento di verniciatura con polivinildenfluoruro (PVDF), che crea sulla superficie una pellicola a struttura reticolare per ridurre il deposito di impurità sul pannello. All’interno, l’apparente cinematismo dei piani verticali continua, anzi si rafforza, con una moquette, 100% poliammide contenente elementi di riciclo e successivamente riciclabile, realizzata da quadrotti 50x50 cm di colore nero con l’aggiunta di un quarto di cerchio bianco. Il nero ha un indice di riflessione pari a 2, quello del bianco è pari a 30. Il quadrato, ruotato e accostato ai moduli adiacenti seguendo una logica compositiva casuale, sparisce. Il quarto di cerchio ridefinisce il piano bidimensionale e crea un’opera astratta a pavimento.

[©(c)Roland Halbe; Veroeffentlichung nur gegen Honorar, Urhebervermerk und Beleg / Copyrightpermission required for reproduction, Photocredit: Roland Halbe]
Scheda progetto
Progettista: Studio Odile Decq
Promoter: Icade Promotion
Periodo di costruzione: 2013 - 2015
Inaugurazione ufficiale: March 2016
Superficie costruita: 16,000 mq
Costo: 28 milion euro
Localizzazione: Paris, France
Progetto strutture: Batiserf, CALQ
Progetto impianti: Axess, Betics
Progetto acustico: Studio DAP
Analisi energetiche e certificazioni (HQE): Sequoia
Periodo di progettazione: 2008 - 2013
Photos: Roland Halbe

Arketipo 106, Colore, ottobre 2016