Il Centro Culturale progettato da RPBW, e costruito da Salini-Impregilo e Terna, è stato finanziato interamente dalla fondazione istituita da Stavros Spyros Niarchos (1909- 1996), armatore rivale di Aristotele Onassis, che si occupa di finanziare attività benefiche nel campo dell’arte, della cultura, dell’educazione e della sanità. È stato realizzato al confine tra la municipalità di Calitea e di Vecchio Faliro, in una zona utilizzata come parcheggio durante le Olimpiadi del 2004, a pochi metri dal mare, legame che l’architetto ha voluto riscoprire e rinforzare. Il progetto crea un nuovo rapporto con il mare grazie alla terrazza panoramica a 30 m d’altezza, che si raggiunge camminando in leggera salita sulla copertura del complesso, attraversando il parco pubblico da 170.000 m² caratterizzato da 1.400 alberi e 300.000 piante tipici della macchia mediterranea: dalla sommità del centro culturale si ha una vista sul Peloponneso, sul mare Egeo e sulle isole di Egina e Salamina da una parte e sulla città e sul Partenone dall’altra. Il complesso, totalmente accessibile per i portatori di disabilità, è formato dal nuovo Teatro Nazionale, che ospiterà recite, sessioni di prove, scuole di ballo e recitazione, workshop nelle due sale da 1.400 e 450 posti, e dalla nuova Biblioteca Nazionale che, oltre all’archivio e alla consultazione, ospiterà scuole e corsi con la sala lettura vetrata sulla sommità del Teatro con visuali sul mare e verso la città.

I due edifici sono uniti dalla copertura inclinata progettata come parco pubblico e dall’agorà a livello del terreno che si affaccia su un canale artificiale con acqua
salata proveniente dal mare che mitiga il clima ateniese. Due piani interrati e otto fuori-terra costituiscono l’intervento, tuttavia l’elemento più visibile è la pensilina da 100x100 m a 40 m d’altezza, che copre il Teatro Nazionale, la sala lettura e il belvedere a cannocchiale verso la città. L’elemento di sommità, ideato per ombreggiare attraverso pannelli fotovoltaici, ha acquistato maggior dignità con l’avanzare del progetto fino a diventare un esempio dell’approfondimento raggiunto, grazie all’uso del ferrocemento come nuovo materiale strutturale, studiato e caratterizzato appositamente per questo progetto. Si sono usati pannelli prefabbricati di forma unica e con uno spessore di soli 2 cm collegati tra loro da tralicci metallici e ammortizzatori per neutralizzare le sollecitazioni agenti sulla struttura, realizzando la pensilina in ferrocemento più grande del mondo, dal peso di 4.700 t, con un tempo di rientro sui costi e sulle emissioni di costruzione di circa 6 anni grazie all’integrazione dei pannelli fotovoltaici. Infine, sopra la pensilina è stato posizionato un pennone in fibra di vetro che arriva a 83 m d’altezza, che si piega sotto la spinta del vento richiamando l’idea di una nave, di un luogo che, secondo Renzo Piano, diventerà uno “spazio di scorta ed esplorazione per tutti, dove non si celebrano potere o soldi”. Una nave tecnologica ed efficiente, certificata LEED Platinum anche grazie all’impianto fotovoltaico da circa 1.580 kW posizionato sull’intera superficie della pensilina: in tal modo la copertura protegge da sole e dalla pioggia e produce contemporaneamente energia rinnovabile utilizzata dal complesso per arrivare all’obiettivo delle emissioni quasi zero. Le emissioni sono regolate anche dal largo uso di vetrate, per sfruttare l’illuminazione naturale, e dai muri di calcestruzzo armato, che limitano il flusso entrante di calore nelle giornate più calde e possono resistere ai terremoti più forti senza rischi, evitando l’emissione annuale di 2.750 tonnellate di CO2.

La sostenibilità complessiva del Centro Culturale è stata un aspetto fondamentale durante la progettazione e la costruzione, tanto che oltre, al risparmio energetico, si sono ridotti del 90% i rifiuti prodotti dal cantiere e, a regime si stima, una loro riduzione del 100% rispetto a un edificio di riferimento; il consumo di acqua potabile dell’intervento, invece, è stato ridotto del 50% con misure come il recupero delle acque grigie e i sanitari a flusso ridotto, mentre il canale, oltre a mitigare la temperatura, serve da vasca volano per eventuali allagamenti. Un progetto complesso e altamente efficiente è stato possibile grazie a una progettazione integrata tra architetti, impiantisti e strutturisti che si trovavano in differenti parti del mondo. La fase ideativa del progetto partì nel 2008 e ci si rese conto velocemente che era necessario scambiare le informazioni in modo continuo tra i soggetti coinvolti: si iniziò quindi a lavorare con modelli BIM che venivano condivisi settimanalmente tra gli architetti di RPBW a Parigi, di Betaplan ad Atene, gli strutturisti di Expedition a Londra e di Omete ad Atene, gli impiantisti di Arup a Londra e gli illuminotecnici a New York, i consulenti teatrali di Theater Project a Düsseldorf, ottenendo una continua revisione delle interazioni e delle interferenze che si creavano durante l’avanzamento del progetto. Ogni modello era interdipendente dagli altri, creando la necessità di instaurare un rapporto di fiducia non scontato tra i differenti uffici che spesso avevano bisogno del lavoro degli altri consulenti per proseguire nella progettazione; un esempio per tutti: la progettazione degli allestimenti teatrali, dell’acustica e dell’illuminotecnica delle sale è avvenuta sulla base dei progetti architettonici, meccanici, elettrici e strutturali. Il Centro Culturale della Fondazione Stavros Niarchos è costato circa 600 milioni di euro, ha impegnato 13.000 lavoratori per un indotto da 1 miliardo di euro, originato per il 75% in Grecia grazie alla scelta di tecnologie costruttive del luogo, ed è stato definito da Renzo Piano “un monumento per rendere orgoglioso il popolo greco”. Il Centro Culturale rimarrà come eredità alla Grecia, capace di originare, secondo le stime della Fondazione, 2.300 nuovi posti di lavoro a regime e un incremento del PIL annuale di 140 milioni di euro a lungo termine, servendo da esempio per le nuove generazioni. “Un posto dove coltivare la nostra anima” secondo il vicepresidente della Fondazione Andreas Dracopulos, che risponde anche alle critiche per l’alto costo di costruzione e di esercizio: “Abbiamo costruito il centro culturale, ma ora è obbligo dello Stato mantenerlo. Se una nazione non riesce a mantenere la biblioteca e il teatro nazionali, pilastri della cultura della nazione, allora possiamo anche chiudere tutto e buttarci nel Mediterraneo”.

ZERO NEL CLIMA MEDITERRANEO
La strategia energetica ha previsto un’attenta progettazione dell’involucro e della forma degli edifici, unita alla scelta di sistemi di generazione, distribuzione, controllo ed emissione efficienti e, solo per ultimo, l’uso di energie rinnovabili: in tal modo si va a diminuire il consumo di energia in edifici già molto efficienti. Studi preliminari si sono concentrati sull’irraggiamento sulle facciate vetrate, per identificare il miglior sistema oscurante, e sui moti naturali dell’aria all’interno dei grandi spazi a tutt’altezza della biblioteca e del teatro, considerando differenti opzioni di ventilazione naturale. In seguito si è approfondita l’influenza del canale di acqua, che abbassa la temperatura della zona di circa 1° C limitando l’effetto isola di calore, l’efficienza di un sistema automatizzato di controllo dell’edificio (BMS) e l’influenza della pensilina come un elemento che ferma i raggi del sole e modifica il flusso d’aria della zona. Un tema molto importante, dato il clima della capitale, è stato la riduzione del consumo di acqua potabile: attraverso il recupero delle acque piovane e grigie e il riuso per l’irrigazione, sanitari a flusso ridotto, pozzi per estrarre acque per fini non potabili e sistemi di depurazione si consuma il 50% dell’acqua di un edificio di riferimento. Si è lavorato per garantire illuminazione naturale di qualità grazie ad ampie vetrate e lucernari in copertura, installando sistemi LED con controllo automatico del livello luminoso. Infine, i tecnici acustici hanno lavorato rilevando le forme acustiche degli antichi anfiteatri vicini ad Atene per poi ricreare l’acustica cui erano abituati gli abitanti dell’Attica. Il sistema termico è composto di quattro caldaie a gas per una potenza complessiva di 4.400 kW, mentre quattro pompe di calore ad aria raffreddano l’acqua dell’impianto di condizionamento per una potenza totale di 6.000 kW: due pompe sono a funzionamento on-off semplice, mentre le altre hanno compressori a velocità variabile con recupero di calore, che viene estratto dall’aria condizionata e utilizzato per preriscaldare l’acqua calda sanitaria. L’acqua così preriscaldata viene portata in temperatura a 80 °C con una caldaia da 310 kW, mentre, in caso di surplus di energia, le torri evaporative smaltiscono il calore. Le zone con limitati carichi termici, come gli uffici, sono trattati con fan-coil, mentre per gli spazi ad alto affollamento si è scelto un sistema a tutt’aria a volumi variabili, che, in caso di locali a grande altezza, condiziona i primi 3 m grazie a un sistema a dislocamento. Il complesso così progettato riduce il consumo di energia del 39% rispetto all’edificio di riferimento LEED, arrivando, primo edificio in Grecia, a una certificazione LEED Platinum.

STRUTTURE AL LIMITE: IL FERROCEMENTO, UN ANTICO MATERIALE REINVENTATO
La Fondazione aveva chiesto ai progettisti strutturali, divisi tra Atene e Londra, un edificio capace di resistere ai terremoti più forti senza danni. I progettisti hanno basato la progettazione su elementi capaci di assorbire le forti sollecitazioni sismiche della zona: le strutture sono di calcestruzzo armato per limitare i costi, ma i solai sono alleggeriti e a graticcio, per ridurre i carichi gravitazionali, e sono stati utilizzati 320 isolatori sismici da 100 MN l’uno, talmente grandi da poter essere testati in un solo laboratorio nel mondo. L’intera struttura è stata progettata per consentire cedimenti e spostamenti differenziali di svariati centimetri, garantendo così il funzionamento anche in seguito a eventi sismici catastrofici: il “cavidotto” elettrico che porta i 1,6 MW dell’impianto fotovoltaico, per esempio, non è rettilineo ma è costruito come una molla per assorbire le deformazioni senza compromettere gli impianti. La parte più interessante è la pensilina di ferrocemento, dove un materiale pensato solo per le finiture ha acquistato valenza strutturale, grazie all’opera degli strutturisti che hanno creato un modello costitutivo, messo a punto software specifici e realizzato prototipi. Sfruttando il rapporto resistenza/peso migliore rispetto all’acciaio, si è diminuito il peso che viene scaricato dai pilastri sulle travi inferiori della copertura del teatro, da 75 m di luce, senza l’ausilio di appoggi intermedi, alleggerendo la struttura complessiva. Anche il costruttore si è fidato, lavorando per migliorare ulteriormente il prototipo, creando tre linee di prefabbricazione separate in cantiere, per realizzare i 717 pannelli della copertura, e comprendendo come montare in quota i pannelli con un controllo continuo del loro comportamento strutturale. Il materiale così sviluppato ha buona tenuta all’acqua tanto che viene utilizzato come gronda, le sue giunzioni sono invisibili all’occhio umano, è resiliente e con ottima durabilità perché l’armatura è fine, diffusa e resiste alle sollecitazioni termiche, da vento e gravitazionali, grazie a nervature fuoripiano del pannello, a smorzatori diagonali di acciaio, a molle pneumatiche e a controventi pretesi tra esili pilastrini di acciaio da 40 cm di diametro. Gli strutturisti sono partiti da un materiale da finitura a bassa tecnologia e lo hanno trasformato in un materiale strutturale ad altissima precisione, mostrando al mondo le potenzialità di una progettazione approfondita e integrata.

Scheda progetto
Progettista: Renzo Piano Building Workshop
Committente: Stavros Niarchos Foundation
Periodo di costruzione: 2012 - 2016
Gross floor area: 88,000 mq
Costo: 596 milion euro
Localizzazione: Athens, Greece
Progetto Architettonico: Renzo Piano Building Workshop, in collaboration with Betaplan (Athens)
Architetti principali: G. Bianchi, V. Laffineur
Gruppo di progetto: S. Doerflinger, H. Houplain, A. Gallissian with A. Bercier, A. Boldrini, K. Doerr, S.Drouin, G. Dubreux, S. Giorgio-Marrano, C. Grispello, M.A. Maillard, E. Ntourlias, S. Pauletto, L. Piazza, M. Pimmel, L. Puech, B. Brady, C. Cavo, A. Kellyie, C. Menas Porras, C. Owens, R. Richardson; S. Moreau; O. Aubert, C. Colson, Y. Kyrkos
Progetto strutturale: Expedition Engineering
Progetto impianti, sostenibilità, acustica, sicurezza, illuminotecnica: Arup; LDK Consultants Consulente attrezzatura teatrale: Theater Project
Progetto facciate: Front
Progetto paesaggio: Deborah Nevins & Associates/H. Pangalou
Segnaletica interna: C&G Partners, M.Harlé, J.Cottencin
Organizzazione progetto e controllo costi: Faithful+Gould SUPPLIERS
Impresa principale: Salini-Impregilo, Terna (joint venture)
Carpenteria architettonica: Epexil
Acciaio architettonico: Liaromatis
Facciata e facciata a cappotto: Tosoni
Pilastri esterni di acciaio: Cimolai
Corpi illuminanti: iGuzzini
Pavimento rialzato: Crespi
Pavimento di gomma: Artigo
Partizioni interne di vetro: Unifor
Postazioni di lavoro e cubicoli: Unifor
Arredi su misura: Quinze and Milan
Arredi: Fritz Hansen, De Padova, Vitra, Frau
Photos: SNFCC - Yiorgis Yerolymbos, Michel Denancé, RPBW

Arketipo 107, Energia, novembre/dicembre