La Plato Contemporary Art Gallery è il frutto di un concorso di progettazione indetto nel 2017 dalla municipalità di Ostrava per trasformare in centro per l’arte il complesso dell’ex mattatoio della città. Costruito in più fasi tra il 1880 e il 1920, l’ex macello è stato dismesso nella sua funzione originaria negli anni Sessanta, quando è stato destinato a deposito e garage per poi essere definitivamente abbandonato. L’intervento di trasformazione si inserisce in un più ampio progetto di progressiva riconversione delle aree industriali dismesse della “Città del carbone e dell’acciaio” sul modello della Route der Industriekultur della Ruhr tedesca. La struttura aveva subìto nel tempo numerose trasformazioni, in particolare l’apertura di alcune profonde brecce per favorire il collegamento con l’esterno, che avevano alterato l’aggraziata successione delle aperture caratterizzate da un doppio registro di finestre monofore e bifore. I progettisti hanno assunto queste deficienze delle facciate, protette da un vincolo monumentale all’inizio degli anni Novanta, e le hanno trasformate in una opportunità per aprire un dialogo con la sovraintendenza al fine di aggiungere un altro layer alla storia dell’edificio pur conservando il suo valore patrimoniale. Le brecce incoerenti sono state infatti tamponate con dei nuovi inserti caratterizzati dalla finitura omogenea in microcemento sulla quale è riprodotta la traccia dell’antico ornamento delle murature in laterizio. Il microcemento è utilizzato per marcare tutti gli elementi aggiunti, compresa la ricostruzione dell’ala sud del complesso contenente gli uffici della nuova galleria, non recuperabile a causa del collasso delle strutture portanti e delle fondazioni. L’idea principale è stata quella di mantenere la funzionalità delle aperture incoerenti come “scorciatoie” per connettere l’edificio museale alla città. Da qui l’idea che il loro tamponamento potesse ruotare e letteralmente permettere all’arte di uscire dai confini della galleria. Proiettare le sale espositive all’esterno ha aperto nuove e inaspettate possibilità per artisti e curatori e ha reso l’arte e la cultura potenzialmente più democratici nel senso lato del termine (come sottolinea bene lo schizzo dei KWK Promes che riassume il concept del progetto).
Le grandi pareti pivotanti intorno al loro asse verticale sono il principale elemento di caratterizzazione del progetto. Sei in tutto, di diverse larghezze e altezze, nonostante le notevoli dimensioni riescono a garantire la perfetta tenuta una volta chiuse. Due di queste grandi pareti rotanti (a est e ovest) sono utilizzare come ingressi principali, le restanti quattro connettono le gallerie al parco esterno. Il materiale dominante dell’edificio all’esterno è il mattone, che è conservato annerito come la patina del tempo lo ha restituito ai posteri, a testimonianza della storia industriale della città. Le parti danneggiate sono state ricostruite con i mattoni recuperati da una sezione crollata del complesso, in modo da mantenere inalterato il carattere delle murature esistenti in mattoni. I nuovi serramenti delle aperture finestrate hanno un telaio in acciaio nascosto e le specchiature vetrate sono trattate con un rivestimento serigrafato ceramico che le fanno apparire scure e opache, attenuando l’ingresso della luce nelle gallerie espositive. Le pareti interne dei volumi recuperati come quelli di nuova costruzione sono trattate con un intonaco a base di calce su uno strato di isolamento termico in lana minerale che garantisce il raggiungimento degli standard di prestazione termica richiesti dalla nuova funzione. Il trattamento delle pareti insieme a quello dei pavimenti in battuto di cemento grigio conferiscono alle cinque sale interne (quasi tutte a doppia altezza) le caratteristiche proprie di un “white box”, fornendo lo sfondo ideale alle opere esposte di arte contemporanea. Il rivestimento in intonaco bianco migliora inoltre la luminosità degli ambienti interni durante le grigie giornate invernali. Le murature in laterizio annerite dalla fuliggine restano visibili all’interno solo nei tratti corrispondenti al vecchio cortile ora coperto per diventare un atrio che funziona da “staffa” per connettere le sale espositive ricavate nei volumi esistenti con gli uffici realizzati nella nuova ala sud.
Il nuovo volume connettivo trasforma l’esterno in un interno, ospita le scale lineari di risalita al piano degli uffici (rifinite anch’esse in microcemento) e fornisce un punto privilegiato di osservazione sull’esistente. I tetti in legno parzialmente collassati sono stati sostituiti con una più leggera struttura metallica, opportunamente isolata, protetta da una guaina impermeabilizzante chiara che richiama il colore del microcemento utilizzato per tutte le parti aggiunte. Il nuovo pacchetto di copertura nel suo complesso oltre a pesare meno diminuisce l’effetto isola di calore intorno all’edificio. La torre monumentale esistente caratterizzata su ogni lato da due grandi oculi circolari non è accessibile al pubblico e ospita su tutti i piani gli impianti meccanici di funzionamento della galleria. I progettisti sono stati coinvolti non solo nel ripensamento dei volumi edilizi esistenti ma anche nella progettazione degli spazi esterni. Sebbene questa attività non fosse inizialmente oggetto del bando di concorso, i KWK Promes hanno convinto le autorità ad abbandonare la cementificazione delle pavimentazioni esterne e a bonificare il suolo contaminato per sostituirlo con un parco della biodiversità di 9.000 m² con pavimentazioni permeabili all’acqua, prati fioriti e un bacino di ritenzione idrica. Il layout del verde, progettato in collaborazione con l’architetto paesaggista Denisa Tomášková, riprende la traccia dei vecchi fabbricati che supportavano le attività del macello, come quelli destinati alle abitazioni dei lavoratori, demoliti per lasciare spazio al parco. Il risultato è uno spazio inclusivo, chiamato Giardino del Presente, parte integrante delle esposizioni che sensibilizza non soltanto all’arte ma anche alle tematiche ambientali.
GRANDI PARETI PIVOTANTI
Le pareti pivotanti realizzate a tamponamento delle vecchie brecce che martoriavano le murature esistenti sono l’elemento distintivo del progetto. Le pareti rotanti hanno dimensioni notevoli: raggiungono i 5.80 metri di larghezza e oltre il metro di profondità, conservando l’aspetto massivo delle spesse murature esistenti. La grande parete rotante a nord raggiunge addirittura l’impressionante altezza di 6.10 metri. Le aperture esistenti sono state per questo rinforzate con una cerchiatura metallica sull’intero perimetro a supporto delle murature soprastanti e per fornire il sostegno alla colonna centrale rotante, perno della rotazione delle grandi pareti. Queste ultime hanno una struttura realizzata con un telaio in acciaio opportunamente isolato che ricostruisce lo spessore delle pareti. La finitura in microcemento aumenta l’impressione massiva delle pareti rotanti e fornisce una interpretazione in chiave contemporanea di quelle esistenti. La superficie monocromatica è adornata con un’astratta interpretazione dei dettagli ornamentali delle facciate in mattoni: i marcapiani, le lesene che ritmano le pareti e le cornici che bordano le grandi monofore e le bifore. La movimentazione delle pareti è garantita da un motore elettrico collocato in una camera in calcestruzzo armato disposta sotto il solaio controterra. Gli elementi storici e quelli contemporanei sono chiaramente riconoscibili grazie alla scelta di trattare tutti gli elementi aggiunti, compresa l’ala sud completamente ricostruita, con un layer in micorcemento. Gli interni a doppia altezza sono invece uniformati dal trattamento di finitura ad intonaco bianco e dalle pavimentazioni in battuto di cemento grigio chiaro che forniscono lo sfondo perfetto, perché neutro, per valorizzare le opere esposte. I telai metallici dei serramenti esistenti sono a scomparsa nella muratura finita con un pannello isolante minerale e un trattamento ad intonaco di calce in modo che solo la superficie specchiata fissa resti visibile, rendendo dall’interno quasi astratte le bucature delle murature create dalle monofore e dalle bifore.
Scheda progetto
Client: City of Ostrava
Original construction date: 1891-1927
Rehabilitation projet: 2017-2019
Construction period: 2020-2022
Completion: September 2022
Gross floor area: 3,601 mq
Site area: 11417,50 mq
Authors: KWK Promes - Robert Konieczny, Michał Lisiński, Dorota Skóra
Author cooperation: Tadeáš Goryczka, Marek Golab- Sieling
Collaboration: architects Agnieszka Wolny-Grabowska, Krzysztof Kobiela, Adrianna Wycisło, Mateusz Białek, Jakub Bilan, Wojciech Fudala, Katarzyna Kuzior, Damian Kuna, Jakub Pielecha, Magdalena Orzeł - Rurańska, Elżbieta Siwiec, Anna Szewczyk, Kinga Wojtanowska Structural engineers: MS - Projekce. Ing. Jaroslav Habrnal, Ing. Petr Hanko Building Services engineers: MS - Projekce. Ing. Jaroslav Habrnal, Ing. Petr Hanko
Interior design: Robert Konieczny KWK Promes, TUKEJ Justyna Kucharczyk, Agnieszka NawrockaYvette Vašourková CCEA MOBA
Landscape architect: Denisa Tomášková
General contractors: Zlínstav a.s.
Cost: 230.000.000 CZK + 48.600.000 CZK (green public space around the building) Sanitary objects: GEBERIT
Brickkwork: CIHELNA KADAŇ a.s.
Microcement facade: Ideal Work srl Fenestration, skylights, glazing: Saint-Gobain Glass Hidden window profiles: JANSEN AG
Pivot walls: construction - Sedlák, Umělecké zámečnictví Ostrava
Doors, gates: Pivot walls: individual project Robert Konieczny KWK Promes
Photos: Jakub Certowicz, Juliusz Sokolowki