Il progetto di recupero del viaggio montano e agricolo di Shi Bian, noto anche con il nome di Wengyuan, sito nei pressi della città di Qu Zhou nella provincia occidentale cinese dello Zhe Jiang, si inquadra perfettamente nel quadro della produzione dei suoi autori, Wang Shu e Lu Wenyu con il loro Amateur Architecture Studio, fondato a Hangzhou nel 1997. La loro ricerca progettuale, nota internazionalmente e pluripremiata, anche con il Premio Pritzker ricevuto nel 2012 - primo e per ora unico caso per un architetto cinese - si fonda su alcuni principi che ci sono particolarmente cari. Le loro opere costruite, architetture contemporanee di grande qualità ed “eticità”, nascono infatti mettendo al centro elementi come la comprensione intrinseca della storia dei luoghi, la riscoperta di tecniche costruttive tradizionali, l’impiego di materiali recuperati e riciclati, il ricorso a materiali di origine naturale, l’artigianalità e la manualità. Non a caso, è noto come lo stesso Wang Shu abbia passato diversi anni, durante e dopo la laurea, lavorando direttamente nei cantieri per apprendere le tecniche costruttive tradizionali e artigianali. Da professore e preside, egli chiede alle matricole della Facoltà di Architettura di passare il primo anno lavorando artigianalmente, imparando anche la carpenteria e le basi costruttive delle murature, convinto che “solo le persone che comprendono la natura dei materiali possono fare dell'arte usando i materiali”. Il nome che Wang e Lu hanno dato al loro studio, “amateur”, fa proprio riferimento agli aspetti spontanei e sperimentali del proprio lavoro, volendo così sottolineare come il loro essere architetti sia anche un atto di amore, un’attività che sentono di voler praticare per far star meglio le altre persone, “…spontaneo, per la semplice ragione che l'architettura è una questione di vita quotidiana”, proprio come fa un praticante “amatoriale” che svolge un’attività spinto soprattutto dalla passione.
Il villaggio di case agricole di Shi Bian, nonostante la piccola estensione, mostrava delle chiare potenzialità, trovandosi in un luogo montano paesaggisticamente suggestivo, attraversato da un fiume e caratterizzato da un pendio soleggiato a forte pendenza che aveva permesso di realizzare tutte le abitazioni esposte perfettamente a sud. Il complesso, abitato da diciassette famiglie, sebbene fosse di recentissima costruzione, a causa del fatto di essere stato realizzato con un progetto carente e tecniche costruttive che avevano puntato alla rapidità ed economicità estrema, tra l’altro slegate dai caratteri storici e paesaggistici tipici della regione, mostrò immediatamente diverse criticità. Quando i progettisti si recarono sul luogo chiamati dagli abitanti per provare a proporre delle soluzioni, si resero conto sin da subito dei problemi e delle carenze presenti nel progetto originario, ma anche delle opportunità che si sarebbero potute cogliere introducendo alcune sagge ed economiche modifiche alle costruzioni esistenti, da realizzarsi con la collaborazione degli stessi abitanti. Uno tra i problemi principali riscontrati era costituito dal volume eccessivamente grande delle abitazioni, che erano state costruite come dei duplex o dei triplex seguendo uno schema distributivo abbastanza ricorrente, in cui però solo uno o due piani venivano effettivamente abitati dalle famiglie che ci vivevano. In tutte le case vi erano stanze vuote o inutili. Inoltre, l’impianto architettonico si era rivelato ripetitivo, con una disposizione complessiva troppo rigida, per giunta realizzato con tecniche costruttive incoerenti rispetto al linguaggio architettonico tradizionale e locale, ben lontane dal fascino di un villaggio di case agricole montane: le tegole del tetto erano industriali smaltate di rosso, in forte contrasto con il paesaggio naturale circostante, i muri in mattoni rossi erano rimasti a vista senza intonaco, la forma e l’inclinazione dei tetti e dei timpani triangolari non era adatta al clima e al contesto naturale. Il progetto proposto da Wang Shu e Lu Wenyu ha lavorato quindi sia a carattere generale, ripensando alla strategia d’insieme per tutto il villaggio, sia a livello costruttivo sui singoli edifici e sugli spazi pubblici.
A livello complessivo, poiché gran parte degli abitanti mostrò la volontà di trasformare le loro abitazioni in ostello a gestione familiare, gli spazi interni degli edifici sono stati ripensati, per utilizzare il volume in modo efficiente, aumentando anche il numero dei bagni, incentivando nuove attività e quindi anche l’economia locale rurale. Le fondazioni di due case originariamente previste ma non ancora realizzate, sono state utilizzate invece per realizzare due spazi pubblici aperti a corte giardino in cui potersi incontrare, sedersi e riposare. Al ponte esistente, ne sono stati affiancati altri due, in punti diversi, per migliorare i percorsi e l’assetto urbano complessivo del villaggio, decidendo inoltre di coprirli e renderli essenzialmente pedonali. Anche la fermata dell’autobus è stata dotata di pensilina. Poiché in questa regione le piogge sono frequenti tutto l’anno e molto intense, il tetto di tutte le abitazioni è stato ripensato, come forma e come aggetto, con una nuova struttura realizzata intrecciando artigianalmente molteplici canne di bambù, coprendo le stradine a sud delle case, collegando di fatto le case contrapposte sui due lati della strada, dando vita a un sistema che permette alle persone di camminare lungo tutto il villaggio senza bagnarsi anche durante i giorni di pioggia. Questi forti aggetti con le ombre profonde che generano sono anche molto utili d’estate, poiché questo luogo è anche molto caldo per diversi mesi all’anno. A tal proposito, i nuovi tetti sono stati progettati in modo semplice ed economico per ottimizzare anche questo aspetto: sono stati costruiti con una struttura spaziale, sempre in canne di bambù intrecciate e posizionati direttamente sopra ai tetti preesistenti, realizzando così una doppia copertura, in modo naturale ventilata e isolata. Il progetto presentato dagli architetti ha convinto praticamente tutti gli abitanti, visto che solo due famiglie su diciassette non hanno voluto aderire all’operazione e modificare le proprie abitazioni. Gli abitanti aderenti sono stati invece attivamente coinvolti in alcune delle fasi della costruzione, facendoli collaborare nel rivestire i muri esistenti grezzi con un tradizionale intonaco a base di fango, con una pratica che Wang e Lu hanno però qui migliorato attraverso il loro Laboratorio di Costruzione Sostenibile, che si è anche occupato di formare i lavoratori locali.
INTRECCIANDO IL BAMBÙ
Come già detto, la filosofia progettuale di Wang Shu e Lu Wenyu prevede il ricorso a materiali semplici, il più possibile di origine naturale, spesso recuperati da altre costruzioni. Tali materiali sono da loro utilizzati reinterpretando in chiave contemporanea tecniche costruttive tradizionali, da realizzarsi attraverso artigiani locali. Tale approccio lo si vede in modo evidente anche nel progetto degli aggetti realizzati sulle facciate cieche di testa delle abitazioni preesistenti del villaggio di Shi Bian. I forti sbalzi qui previsti progettualmente, necessari per fornire la protezione richiesta a pioggia e sole, sono stati realizzati applicando delle travi in acciaio - fissate tra i nuovi pilastri in calcestruzzo armato a contatto col muro esistente - che hanno costituito la base di appoggio in cui infilare una struttura autoportante di bambù che deve la sua resistenza alla forza data proprio dall’avere intrecciato lunghe canne di questo materiale, unite tra loro seguendo gli insegnamenti della costruzione tradizionale tipica del bambù. I vincoli che si realizzano così tra l’acciaio e le canne sono delle cerniere e i punti di maggiore sollecitazione della struttura in bambù sono rinforzati con: inserti puntali di calcestruzzo, perni d’acciaio e cavi d’acciaio.
COPERTURE IN STRUTTURE RETICOLARI
Realizzare strutture resistenti in modo economico intrecciando canne di bambù è una strategia che nel villaggio Shi Bian è stata utilizzata in modo diffuso su più elementi, non solo per gli sbalzi di cui si è appena parlato. Ne sono un esempio, infatti, anche i grandi elementi di copertura e schermatura a tettoia che sono stati realizzati a definire il perimetro sommitale delle due nuove corti interne che costituiscono i fulcri del nuovo spazio pubblico del complesso. In questo caso, le strutture intrecciate sono state assemblate a formare delle travi reticolari tridimensionali, che vanno a coprire con la loro ampia luce la larghezza complessiva della corte, senza dover ricorrere alla presenza di pilastri intermedi che ne avrebbero limitato il senso di apertura e la spazialità. Rispetto agli elementi a sbalzo emergenti dalle abitazioni, nelle corti, il diametro delle canne di bambù utilizzate come materiale strutturale è maggiore. A questi elementi si aggiungono poi i nuovi tetti delle abitazioni, che costituiscono proprio l’intervento più diffuso e dimensionalmente maggiore realizzato nel progetto di ristrutturazione del villaggio. Tale elemento progettuale, che va a riplasmare la forma e il volume della parte sommitale di tutte le abitazioni, nella sua semplicità, permette di raggiugere molteplici obiettivi. Grazie ad esso, si modificano le pendenze dei tetti rendendole più funzionali al clima locale e al deflusso delle forti piogge, oltre che integrandole meglio con il paesaggio naturale e con la tradizione costruttiva. Altri elementi che vanno in questa direzione sono le tegole grigie artigianali utilizzate nei nuovi tetti e l’uso di un materiale naturale locale tradizionale come il bambù. Sui vantaggi dei forti aggetti abbiamo già detto. L’aspetto che maggiormente ha contribuito a migliorare in modo significativo il comfort degli abitanti nelle loro case, probabilmente, è però il fatto che i nuovi tetti realizzano una doppia copertura ventilata e isolata naturalmente, riducendo significativamente il carico termico che in precedenza si trasmetteva direttamente dal tetto all’interno delle stanze poste agli ultimi piani. Wang Shu e Lu Wenyu hanno infatti pensato che si potesse evitare un intervento di demolizione totale dei tetti esistenti con successiva ricostruzione, che sarebbe stato ben più invasivo e avrebbe reso temporaneamente inagibili le abitazioni, costruendo invece direttamente il nuovo tetto sopra a quello esistente, ottenendo così molti vantaggi, tra cui proprio la doppia copertura ventilata. Per non aggiungere peso, anche in questo caso la soluzione più logica è stata ricorrere anche qui agli intrecci di canne di bambù, realizzando strutture reticolari piane autoportanti che sono state appoggiate e fissate direttamente sul tetto esistente.
Scheda progetto
Architect: Wang Shu & Lu Wenyu - Amateur Architecture Studio
Client: Ju Cun Township
Design period: 2015-2017
Construction period: 2018-2020
Total floor area: 3,590 mq
Principal in charge: Wang Shu, Lu Wenyu
Project team: Chen Lichao, Huang Di, Wei Chaochao
Structural design: Shentu Tuanbin, Chen Yongbin
Mechanical design: Sun Mingliang
Landscape design: Amateur Architecture
Studio Site area: 7,843 mq
Building footprint area: 1,488 mq
Photos: Amateur Architecture Studio, Ji Yun, Chen Lichao, Huang Di