Hashim Sarkis, Preside della School of Architecture and Planning del MIT e curatore, recentemente nominato, della Biennale di Architettura di Venezia del 2020, a più riprese ha individuato la principale finalità del progetto nel miglioramento dell’interfaccia fra gli esseri umani e l’ambiente. Il suo progetto per quattro case monofamiliari sulla costa di Amchit, in Libano, traduce questo principio in una sofisticata architettura che media il rapporto fra clima, paesaggio e utenti. Collocata a circa 40 km a nord di Beirut, Amchitè una località turistica caratterizzata da strette spiagge di ciottoli e da una topografia digradante verso il mare. Queste caratteristiche del lotto hanno costituito uno dei dati iniziali del progetto, assieme al desiderio di garantire a tutte e quattro le unità una vista aperta verso l’orizzonte e, al tempo stesso, di limitarne l’impatto visivo. Una parte significativa dei volumi costruiti è stata quindi collocata sottoterra, mantenendo aperto il lato verso nord-ovest e filmare, e il terreno di riporto utilizzato per modellare il paesaggio e collocare le due unità distanti dalla costa in posizione leggermente più elevata. Arrivando dalla strada principale, quindi, dell’intervento si percepiscono soltanto quattro snelle torri di due piani che emergono da un oliveto: solo procedendo verso la costa è possibile apprezzare l’articolata morfologia delle case, con il piano inferiore aperto su una terrazza per mezzo di un’ampia vetrata.

L’interfaccia fra il suolo e gli spazi interni è costituita da un muro di contenimento doppio, con un’intercapedine che, oltre a isolare e proteggere dall’umidità, ospita le dotazioni impiantistiche: grazie a questo accorgimento, il piano inferiore, che ospita il soggiorno, la cucina e una delle tre stanze da letto, è privo di ingombri fissi. Sul retro del piano inferiore si apre una piccola corte che, oltre a portare luce naturale nelle zone più lontane dal fronte vetrato, determina uno specifico microclima grazie a una calibrata interazione con la sovrastante torre, nella quale trovano posto due ulteriori camere da letto. È proprio l’originale combinazione tipologica di un piano inferiore ampio e di una torre snella, che diventa anche il cardine delle strategie energetiche passive, ad avere suggerito il nome “Courtowers” per l’intero intervento. Il volume di due piani della torre è collocato sull’angolo sud-est del basamento interrato, offrendo alla radiazione solare diurna due fronti opachi, dietro ai quali si trovano le scale e i bagni: risultano così in ombra, per buona parte della giornata, sia le camere da letto che il cortile al piano interrato. La differenza di temperatura fra quest’ultimo e la terrazza soleggiata a ovest, assieme all’assenza di ostruzioni fisse, attiva una circolazione d’aria trasversale che mantiene fresche le stanze per buona parte dell’anno; inoltre, i vani verticali della torre permettono l’evacuazione dell’aria calda dai vari ambienti della casa per effetto camino.

Tutte le parti trasparenti sono interamente apribili per lasciare entrare le fresche brezze marine, che hanno direzione prevalente da ovest; e al tempo stesso sono schermate da persiane in legno impacchettabili. Questa stratificazione tecnica permette di modulare il rapporto fra interno ed esterno in funzione del clima, delle viste e della privacy; effetto che diventa particolarmente esplicito in corrispondenza dell’angolo nord-occidentale della torre. Qui le solette sono sostenute interamente a sbalzo dal nucleo laterale, così che, quando le vetrate e le persiane sono interamente aperte, le camere da letto si trasformano in ampi balconi di 4x4 m privi di interruzioni. Nel progetto delle Courtowers l’architettura diventa, letteralmente, uno strumento di mediazione del rapporto fra l’utente e la natura, sia in termini climatici ed energetici, sia nella precisa tettonica che governa la progressione fra la linea di contatto con il terreno, quella della topografia artificiale al primo piano e infine il delicato profilo degli edifici contro il cielo. Il sofisticato bilanciamento espressivo fra i binomi opacità / trasparenza e protezione / permeabilità, supportato da una tecnica solida ma non invadente, aggiorna così i capisaldi climatici dell’architettura tradizionale mediterranea rammentandoci, indirettamente, della fragilità del nostro pianeta.

TECNICHE DI CONTROLLO AMBIENTALE
Le strategie energetiche integrate all’architettura delle Courtowers sono state progettate per garantire il comfort per via prevalentemente passiva e, in particolare, limitare i fenomeni di surriscaldamento grazie all’ombreggiamento e alla ventilazione naturale. Un sistema dal limitato impegno energetico, integrato nell’arredo delle stanze (GraviVent), permette di raffrescare ulteriormente gli ambienti quando necessario: per mezzo di uno scambiatore alimentato da acqua del mare, l’aria si raffredda, discende naturalmente in una cavità apposita e rientra infine nella stanza stessa dalla base del muro. Quando la ventilazione naturale non è più possibile a causa della temperatura esterna (condizioni di picco invernali ed estive), si utilizza invece un impianto meccanico. L’aria esterna viene condotta attraverso uno scambiatore con il terreno, che ne mitiga la temperatura prima che arrivi all’unità di trattamento. Il controllo degli effetti della radiazione solare è basato sul colore chiaro della pietra di rivestimento dei muri, sulla presenza delle persiane regolabili in legno, e su una tenda retrattile che protegge la facciata ovest in modo da ritardare i guadagni solari diretti fin dopo il picco di temperatura pomeridiano.

Scheda progetto
Data di completamento: June 2016
Committente: privato
Superficie: 1.392 mq
Progetto architettonico: Hashim Sarkis Studios
Team: Hashim Sarkis, Boulos Douaihy (Project Coordinator), Rola Idris, Sandra Frem, Wissam Chaaya, Samir Bitar, Pablo Roquero, Cynthia Gunadi, Penn Ruderman, Christopher Johnson, Charif Tabet, Helena Briones
Direzione lavori: Polygon, sal.
Strutture: Rudolphe Mattar
Meccanica: Roger Kazopoulo
Energia: Transsolar Energietechnik GmbH
Impianti elettrici: Roger Njeim
Lanscape architecture: Hashim Sarkis Studios
Orticoltura: Exotica
Photos: Wissam Chaaya

Arketipo 128, Aria, Aprile 2019