Il Waterside Buddhist Shrine è una casa-tempio il cui proprietario aveva chiesto ad ArchStudio - studio fondato nel 2010 dall’architetto Han Wenqiang a Pechino - di progettargli degli spazi capaci di soddisfare le esigenze della vita quotidiana e un luogo per la meditazione, il pensiero e la contemplazione buddista. Trattandosi quindi di una residenza con annessa una stanza per il culto religioso personale, ArchStudio non ha dovuto seguire alcuna norma che si rifacesse alla tradizione spaziale e decorativa dei templi buddisti e che consentisse di svolgere dei riti particolari, ma rispettare “semplicemente” le richieste del cliente, ossia di creare uno spazio contenente la sala del Budda, per la meditazione, e di collegare l’edificio con la natura, per l’importanza che essa riveste nella religione buddista. Per quanto riguarda il layout, «i rituali buddisti - conferma Han Wenqiang - non hanno influenzato più di tanto la sua organizzazione spaziale. Tuttavia, la tradizione vorrebbe che la planimetria sia simmetrica e la sala per la meditazione posizionata al centro dello spazio, dal momento che è il Budda il padrone dell’edificio». Pur trattandosi di una casa privata, seppure con annessa quella che in Occidente chiameremo cappella o edicola, i due dettami sono stati rispettati: infatti la pianta del Waterside Buddhist Shrine è impostata sulla simmetria praticamente bilaterale e insedia al centro dello spazio, come punto focale e ben visibile, la sala contenente la statua del Budda, il cui sguardo è rivolto verso il fiume, quindi verso la natura.

La relazione con la natura ha rappresentato un obiettivo cruciale nel progetto, perché «il buddismo - rivela Han Wenqiang - insiste sul rispetto della natura e sull’essere parte di essa. Tant’è che il proprietario ha voluto conservare gli alberi preesistenti e spera così che la casa-tempio possa essere in armonia con l’ambiente. Per queste ragioni ho deciso di nascondere l’edificio sotto un cumulo di terra, presentando al contempo il temperamento divino della natura con uno spazio interno fluente. Ho così plasmato un luogo in cui alberi, acqua, Budda e uomini coesistono». L’impianto planimetrico è stato concepito da ArchStudio per assomigliare a un elemento della natura, ossia un tronco con quattro rami, immaginato come se fosse caduto dagli alberi preesistenti nell’area di progetto e poi inglobato nel terreno a formare una collinetta praticabile in continuità con il terreno circostante. Il tronco e i quattro rami contengono tutti gli spazi funzionali, ognuno dei quali è in relazione con elementi naturali. Si entra nell’edificio da sud, attraverso un percorso stretto dai muri e ombreggiato dagli alberi; questo passaggio è l’unico elemento che rompe la simmetria della pianta. La localizzazione dell’ingresso a sud, così come la disposizione degli spazi lungo l’asse nord-sud, rispecchia di fatto quella dei primi complessi templari buddisti cinesi, chiaramente molto più grandi del Waterside Buddhist Shrine, caratterizzati da una serie di cortili recintati, a cui si accedeva da sud, e dalla successione dei diversi edifici lungo l’asse nord-sud1. Varcata la soglia dell’ingresso, sulla sinistra c’è una piccola corte, ornata con ciottoli e canne di bambù, che dà luce all’area della cucina e al contempo scherma quella del bagno. Di seguito si accede a un ampio spazio vuoto che divide la sala da tè sulla destra e la sala contenente la statua del Budda, sulla sinistra, che viene schermata da una cortina semitrasparente a scomparsa.

Il sacrario e il volto del Budda guardano verso l’acqua; attraverso un lucernario orientato a est filtrano la luce del sole dell’alba e l’ombra degli alberi e lo sguardo si libera verso il cielo. La sala da tè è completamente trasparente e si affaccia, con una vetrata priva di cornici, sul fiume e sul suo sfondo alberato - seguendo così i principi della geomanzia cinese (feng shui), che insegnano a orientare l’edificio verso il sole o una particolare vista -, in modo da configurare un paesaggio necessario per armonizzarsi con le forze cosmiche dell’ambiente. A proposito della relazione con il fiume, la sua presenza è una coincidenza fortunata, perché i giardini tradizionali cinesi sono sempre stati progettati intorno all’acqua, per creare un microclima adeguato, sfruttando e orientando sapientemente le correnti dei venti (le parole “feng” e “shui” significano per l’appunto “vento” e “acqua”), e perché avere accesso a uno specchio d’acqua è un lusso e un segno distintivo di ricchezza e prosperità. Anche se incidentalmente in questo caso, l’acqua rimanda alla sua tradizionale presenza nei templi buddisti, dov’era collocata vicino all’ingresso in modo che le persone potessero purificarsi prima di accedere allo spazio sacro. Gli altri due lati della sala da tè sono aperti verso le corti nord e sud dominate dalla presenza dei tronchi di due alberi preesistenti e dalla loro ombra. Continuando a muoversi all’interno della casa-tempio, dallo spazio che divide la sala del Budda e da quella del thé si accede attraverso una porta a una corte all’aperto - anch’essa, come la prima, adornata con un boschetto di canne di bambù che spuntano da un tappeto di ciottoli bianchi - e da qui a una stanza da letto.

TRATTAMENTI APTICI
ArchStudio ha trattato la scarna palette dei materiali del Waterside Buddhist Shrine in modo da esaltarne le caratteristiche aptiche, così da renderli capaci di parlare a tutti i sensi e far dialogare la “carne” dell’architettura con quella dei suoi visitatori. Per conferire dunque al cemento armato, che riveste tutte le pareti e il soffitto, qualità tattili, le casseforme sono state realizzate con listelli di pino di 3 cm di larghezza, in modo che le venature naturali del legno e la trama lineare verticale si imprimessero sulla superficie così da trasmettere al calcestruzzo una sensazione di morbidezza, di vibrazione e di calore. Il pavimento interno è stato rivestito in lastre di grès, con sottili venature a imitazione della pietra, la cui levigatezza crea un contrappunto percettivo alla scabrosità del cemento armato delle pareti e del soffitto. Per la pavimentazione all’aperto sono utilizzati dei ciottoli bianchi allettati in uno strato di calcestruzzo dello stesso colore; Han Wenqiang motiva questa scelta come il desiderio di provocare un contrasto tattile, percepibile camminando, tra il pavimento interno e quello esterno. Infine, per riflettere la consistenza naturale dei materiali, per tutti i mobili, le porte e le finestre è stato utilizzato del legno massello, la cui grana ne evidenzia la naturalità e ne esalta le qualità tattili. La scelta di ArchStudio di essere così minuziosi nel trattamento aptico dei materiali del tempio dipende anche dall’assenza di decorazioni, immagini e oggetti votivi (eccezion fatta per la statua del Budda), esclusi perché non graditi al committente. La dimensione decorativa è stata quindi introdotta indirettamente attraverso la manipolazione materica, capace di evidenziare le qualità innate dei materiali, mentre l’assenza di immagini è stata “compensata” dalla natura naturans incorniciata nella sala da tè. Dal Waterside Buddhist Shrine, realizzato nell’est del mondo, ci arriva un insegnamento, che è quanto preconizzava Ashley Montagu nel libro Il linguaggio della pelle: «Noi, nel mondo occidentale, stiamo cominciando a scoprire i nostri sensi negletti. La consapevolezza crescente rappresenta una nuova insorgenza, che abbiamo atteso a lungo, contro la terribile deprivazione dell’esperienza sensibile che abbiamo subito nel nostro mondo tecnologico».

 

Scheda progetto
Project type: single house and religious building
Land area: about 500 mq
Area costruita: 169 mq
Design time: 2015.04 - 2015.08
Construction time: 2015.10 - 2017.01
Design company: ArchStudio
Progettista: Han Wenqiang, Jiang Zhao, Li Xiaoming
Structural design: Zhang Fuhua
Water-electricity design: Zheng Baowei
Photos: Wang Ning, Jin Weiqi

Arketipo 161, Culto, Dicembre 2022